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Il caso di Giovanna Pedretti

Giovanna Pedretti è morta per annegamento: i primi risultati dell’autopsia sulla ristoratrice lodigiana

Dai primi risultati dell’autopsia svolta sul corpo di Giovanna Pedretti, la ristoratrice che aveva postato una presunta recensione in cui un cliente lamentava di essere seduto vicino a gay e disabili, è emerso che sarebbe morta per annegamento.
A cura di Ilaria Quattrone
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Giovanna Pedretti
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Nella giornata di oggi, mercoledì 17 gennaio, si è svolta l'autopsia sul corpo di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi) che su Facebook aveva postato una presunta recensione in cui un cliente lamentava di essere seduto vicino a gay e disabili.

Sulla base di quanto emerso dai primi risultati, sembrerebbe che la donna sia morta per annegamento: le ferite da arma da taglio trovate sui polsi, su un braccio, una gamba e il collo sono ritenute superficiali.

La Procura potrebbe disporre la restituzione del corpo di Giovanna Pedretti

L'esame è iniziato alle 12.30 presso il Dipartimento di medicina legale di Pavia: a eseguirlo è stato il dottore Giacomo Belli. Presente anche il tossicologo Luca Morini. Nella giornata di domani, giovedì 18 gennaio, la Procura di Lodi – che nel frattempo ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio – potrebbe disporre la restituzione del corpo ai familiari. Questo, quindi, potrebbe consentire ai parenti di poter organizzare il funerale.

Il ritrovamento del cadavere di Giovanna Pedretti

Il cadavere della 59enne è stato ritrovato nella tarda mattinata di domenica 14 gennaio: è stato individuato nel fiume Lambro, nei pressi del ponte di Maiano. La scomparsa era stata segnalata dal marito, preoccupato perché non aveva più sue notizie. Alcuni giorni prima il decesso, la titolare della pizzeria Le Vignole era balzata agli onori di cronaca per aver risposto a una recensione omofoba.

Qualche ora più tardi era finita al centro delle polemiche perché sul web era stato portato avanti l'ipotesi che quella recensione fosse falsa. Il giorno prima della morte, sabato 13 gennaio, i carabinieri di Sant'Angelo Lodigiano – ipotizzando il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa – l'avevano convocata in caserma proprio in riferimento alla recensione pubblicata su Google, e poi rimossa, da un anonimo cliente del suo ristorante.

La donna era stata ascoltata come persona informata sui fatti e potenziale vittima dell'intera vicenda. Durante il colloquio, ha confermato il contenuto della recensione: non era stata però in grado di fornire ulteriori dettagli sull'identità del cliente.

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