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Arrestati Stefania Nobile e Davide Lacerenza

La dipendente di Davide Lacerenza: “Le escort? Erano la principale attrazione della Gintoneria”

Il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato il sequestro della Gintoneria di Davide Lacerenza. “Pacchetti di champagne, escort e cocaina anche a domicilio. Il core business del locale di via Torriani era il divertimento senza freni del cliente”
A cura di Francesca Del Boca
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Il "core business" di Davide Lacerenza, ai domiciliari dal 4 marzo insieme a Stefania Nobile dopo l'inchiesta sulla Gintoneria di via Napo Torriani e sul privé La Malmaison, era la "messa a disposizione di ragazze e droga, e non certo solo dell'alcol", mentre "l'offerta di prostitute", intesa come "disponibilità e trasporto a domicilio", era "finalizzata a garantire che la clientela consumasse alcol" e al "raggiungimento di un proprio personale tornaconto", ovviamente economico. Nemmeno la cocaina era gratis, ma "era una disponibilità compresa nella complessiva offerta di un servizio", tutto rivolto "al divertimento, senza freni, del cliente". Spesso personaggi facoltosi tra imprenditori, rampolli, influencer, immobiliaristi e politici.

Lo scrive il Tribunale del Riesame di Milano nel motivare la decisione di conferma del sequestro da circa 900mila euro, disposto dalla pm Francesca Crupi a seguito delle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e convalidato con misura cautelare dalla gip Alessandra Di Fazio. In realtà, rispetto a quel presunto profitto di autoriciclaggio, gli investigatori hanno rintracciato al momento meno di 80mila euro, di cui 33mila trovati su un conto in Lituania, tutti riconducibili a Lacerenza, oltre alle bottiglie di vino e champagne sequestrate il cui valore è "in corso di valutazione".

Nel provvedimento il Riesame fa riferimento a tutti gli elementi raccolti da inquirenti e investigatori, tra cui la testimonianza dell'ereditiere milanese (ufficialmente disoccupato dal 2008) che per quei "pacchetti" di champagne, escort e cocaina ha speso cifre "esorbitanti", fino a "10mila euro a notte", bruciando oltre "un milione di euro" in tre anni.

Una ex dipendente della Gintoneria ha messo inoltre a verbale che "le prostitute" erano "la principale attrattiva del locale", che negli ultimi anni era diventato una vera e propria macchina da soldi. Il privé, ha spiegato, "non aveva un listino prezzi, avevi l'obbligo di pagare una cifra forfettaria", che secondo quanto emerso dalle indagini si attestava intorno ai 5mila euro come soglia d'ingresso richiesta. E ancora: "So che nel caso in cui i clienti non avessero consumato nulla nel privé, comunque quella cifra non veniva restituita in quanto poteva verificarsi che il cliente non aveva più la necessità di bere, ma soltanto di essere in compagnia delle escort".

Tra i testimoni sentiti dopo gli arresti, come si legge nell'ordinanza, c'è anche il cassiere del locale che ha parlato di "pagamenti ricevuti in nero" su un conto e di clienti a cui, tra l'altro, Lacerenza vendeva a prezzo maggiorato bottiglie non "di particolare pregio", champagne che "costava al massimo 150 euro". Anche due ragazze, sentite tra il 5 e il 10 marzo, hanno confermato il meccanismo degli "adescamenti", e che andavano in quel locale su richiesta di Lacerenza e del suo presunto factotum Davide Ariganello.

In sostanza, Lacerenza mischiava "profitti leciti e illeciti" perché, attraverso la prostituzione, aumentava di fatto anche gli incassi della "vendita dei super alcolici". Per i giudici, inoltre, è vero che c'era una "contrattazione diretta tra cliente ed escort" ma "ciò non esclude" né il reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione da parte di Lacerenza (ipotesi contestata anche alla figlia di Wanna Marchi e socia occulta Stefania Nobile), né che quelle somme che i clienti pagavano a lui fossero in effetti il prezzo "delle attività illecite" consumate dietro la saracinesca del locale notturno di via Torriani.

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