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Furto in casa di Diletta Leotta, i ladri patteggiano pene fino a 3 anni: donati soldi in beneficenza

I ladri dovranno scontare pene tra 2 anni e 4 mesi di reclusione e i 3 anni e due mesi i ladri che il 6 giugno del 2020 hanno commesso un furto a casa della giornalista tv Diletta Leotta.
A cura di Giorgia Venturini
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Dovranno scontare pene oltre i due anni i sei ladri ritenuti responsabili del furto nella casa di Milano della conduttrice sportiva Diletta Leotta. I fatti risalgono allo scorso 6 giugno 2020 quando i ladri sono entrati nella centralissima casa di Milano portando via tra le altre cose anche un bracciale da 13mila euro. Il bottino finale era stato di circa 150mila euro. Ora per loro sono state patteggiate pene, proposte sia dalla difesa che dall'accusa, comprese tra 2 anni e 4 mesi di reclusione e 3 anni e due mesi. Ad accogliere la proposta è il giudice della decima sezione penale Giovanna Taricco. I ladri dovranno pagare anche multe comprese tra i 600 e i mille euro: alcuni imputati hanno risarcito il danno donando i soldi ad alcuni associazioni di beneficenza. Continuerà invece al Tribunale per i minorenni di Milano il processo per uno degli autori del furto che all'epoca dei fatti aveva 17 anni. Tutta la banda avrebbe partecipato qualche giorno prima a un altro furto ai danni dell'influencer Eleonora Incardona.

Utili alle indagini era stato anche un parcheggiatore abusivo

Subito dopo il furto erano scattate le indagini della Squadra Mobile. Ad incastrare la banda era stato il racconto di un parcheggiatore abusivo della zona di corso Como. Le telecamere di video sorveglianza avevano infatti ripreso i ladri a bordo di una Volkswagen Golf scura parcheggiata in via Toqueville: da questa erano scesi due uomini e una donna, vestiti proprio come i ladri in azione più tardi. A loro si era avvicinato il parcheggiatore che riceve una banconota per sorvegliare l'auto. Così l'uomo era stato rintracciato e aveva fornito particolari utili per le indagini. In seguito i poliziotti hanno monitorato i telefoni dei sospettati. Scoprendo tra l'altro che dopo i primi arresti, nel mese di febbraio, la stessa donna che aveva dato il denaro al parcheggiato si lascia sfuggire le parole "c'ero anche io" in riferimento al colpo a casa Leotta.

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