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Inchiesta Lombardia film commission

Film commission, Scillieri: “Mi proposero di aprire uno studio col tesoriere della Lega Centemero”

Il commercialista Michele Scillieri, nel cui studio è stata domiciliata la ‘Lega per Salvini premier’, coinvolto nel caso Lombardia Film Commission ha raccontato agli inquirenti che gli era stato proposto di aprire uno studio associato con il tesoriere della Lega, Giulio Centemero, e con i revisori contabili del Carroccio Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Gli ultimi sviluppi sul caso della presunta compravendita a prezzo gonfiato di un capannone a Cormano, che secondo la guardia di finanza sarebbe collegato alle indagini sui fondi del Carroccio.
A cura di Redazione Milano
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I commercialisti Andrea Manzoni, Alberto Di Rubba e Michele Scillieri
I commercialisti Andrea Manzoni, Alberto Di Rubba e Michele Scillieri
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Creare uno studio associato con il tesoriere della Lega, Giulio Centemero, e con i revisori contabili del Carroccio Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. È l'offerta che questi ultimi avrebbero fatto nel 2016 a Michele Scillieri, nel cui studio è stata domiciliata la ‘Lega per Salvini premier', coinvolto nell'inchiesta sul caso Lombardia Film Commission e sui fondi della Lega. È stato lo stesso Scillieri, ai domiciliari da settembre, a raccontarlo nel corso di un interrogatorio, spiegando di avere però rifiutato l'offerta.

Davanti al procuratore aggiunto Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi, che coordinano l'inchiesta della guardia di finanza sulla compravendita a prezzo ritenuto gonfiato di un capannone a Cormano con soldi pubblici di Lombardia Film Commission, Scillieri avrebbe spiegato di aver rifiutato la proposta, che risaliva al periodo tra ottobre e dicembre 2016, di mettere in piedi a Milano uno studio professionale. Il commercialista, dopo le ammissioni delle scorse settimane, ha continuato poi a fornire informazioni e dettagli sulla comprevendita del capannone, e chiarimenti su due fatture da 16 e 70mila euro, a lui pagate dal Carroccio e da Pontidafin come consulenza professionale. Avrebbe spiegato che, in realtà, incassò quei soldi come quota che gli spettava sull'affare di un terreno che vedeva coinvolti sempre Manzoni e Di Rubba.

C'è poi un altro capitolo, quello che riguarda l'imprenditore Francesco Barachetti, dalla cui società, secondo gli inquirenti, sarebbe transitata una parte del denaro al centro delle indagini. Barachetti – ha raccontato ancora Scillieri – "pretendeva" di avere più soldi nell'affare del capannone di Cormano, ma Alberto Di Rubba "lo tranquillizzò, prospettandogli le ulteriori commesse" che avrebbe avuto sia da un altro imprenditore, che dalla Lega. Queste parole risalgono a un interrogatorio del 28 novembre, riportato in parte nelle motivazioni con cui il Riesame di Milano ha confermato i domiciliari anche per Barachetti.

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