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Fiaccolata per la bimba uccisa dalla madre, i vicini: “Se non vuoi una figlia portala in chiesa”

Nella sera di ieri venerdì 22 luglio si è tenuta una fiaccolata in memoria della piccola Diana. “Ci aiutiamo tutte. Se solo avessimo avuto un segnale del disagio della madre, chiunque l’avrebbe aiutata”, tengono a precisare i vicini di casa.
A cura di Giorgia Venturini
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Si sono presentati un centinaio di milanesi ieri seta nel quartiere Ponte Lambro a Milano per dare un ultimo saluto alla piccola Diana, uccisa di stenti dalla madre che l'ha abbandonata da sola in casa per sei giorni mentre lei raggiungeva il compagno a Bergamo. La fiaccolata è terminata sotto l'appartamento di via Carlo Parea dove è morta la piccola. Tanta la commozione e anche la rabbia di cittadini e giovani mamme che, come raccontano a Fanpage.it, avrebbero aiutato Alessia se solo avessero saputo del suo disagio nel prendersi cura della piccola Diana.

Ai microfoni di Fanpage.it c'è chi tiene e precisare: "Ci aiutiamo tutte. Se solo avessimo avuto un segnale del suo disagio, chiunque l'avrebbe aiutata. Chiunque avrebbe segnalato quanto stava accadendo". Poi una signora del quartiere interviene dicendo: "Se non ce la fai chiedi aiuto. Ci sono le suore: se la bambina non la vuoi portala in chiesa". Un'altra invece aggiunge: "La vedevo quando veniva in piazza. La piccola non la faceva mai camminare, sempre nel passeggino in silenzio. La rabbia c'è". Nessuno tra parenti e amici sembra essersi accorto di quanto stava accadendo: "Se nessuno segnala ai servizi sociali che c'è un disagio o un problema non si può intervenire".

La confessione della donna agli inquirenti

La donna aveva detto al compagno di aver lasciato la piccola con la sorella e che si trovavano al mare. Invece Diana, 16 mesi, si trovava in un lettino da campeggio e con a fianco un biberon. In casa, da sola. In cucina gli investigatori hanno trovato una boccetta di En, un farmaco ansiolitico vuoto per tre quarti. Se sia stata anche sedata saranno gli esami dell'autopsia e del latte a confermarlo o meno. "Sapevo che sarebbe potuta andare così", ha confessato agli inquirenti poco dopo l'arresto. Ora Alessia Pifferi si trova in carcere a San Vittore con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. Oggi sabato 23 luglio il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l'arresto, la donna dunque resta in carcere.

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