“Farai la fine della ragazza strangolata”, condannati a 5 anni i genitori che la volevano obbligare a sposarsi

"Mi dissero che se non avessi fatto come dicevano loro avrei fatto la fine di Sana Cheema": a raccontarlo è stata una ragazza di 24 anni i cui genitori avrebbero provato a costringerla a sposarsi in Pakistan, loro Paese di origine. Oggi, lunedì 19 dicembre, il Tribunale di Brescia li ha condannati a cinque anni per maltrattamenti e lesioni, ma li ha assolti dall'accusa di induzione alle nozze.
Il riferimento fatto dalla coppia alla figlia è quello di Sana Cheema, la ragazza residente a Brescia che sarebbe stata uccisa in patria dai parenti proprio perché aveva rifiutato le nozze combinate. I genitori avevano detto alla 24enne, che lavora come assistente sociale, e alla sorella di 21 anni che per entrambe era stato deciso un matrimonio nel loro Paese di origine.
Le due sorelle minori, due ragazzine di 15 e 14 anni, avrebbero invece dovuto trasferirsi in un istituto per la formazione religiosa. La 24enne si era rifiutata e da lì quella terribile frase. Aveva così deciso di denunciare quanto subito. Tra i condannati, anche il fratello: cinque anni e un mese per maltrattamenti.
Le quattro figlie hanno subito violenze fisiche e psicologiche
Per i genitori la pubblico ministero Erica Battaglia aveva chiesto una condanna a cinque anni e un'altra a cinque anni e un mese per il fratello che era accusato di maltrattamenti e lesioni. Moglie e marito erano accusati anche di costrizione o induzione al matrimonio, per cui però sono stati assolti: "Parliamo di persone schiave dei loro retaggi culturali. Emerge il poco rispetto nei confronti della libertà personale delle donne" ha spiegato la magistrata.
Tutte e quattro avrebbero subito violenze sia fisiche che psicologiche per anni: "Agli atti ci sono referti di una serie impressionante di accessi al pronto soccorso delle figlie per incidenti domestici". Dopo la denuncia, le quattro sorelle sono state trasferite in una comunità protetta.