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Emmanuel Conte: “Senza il Pnrr dovremo bloccare gli investimenti per Milano o fare debiti”

L’Assessore al Bilancio del Comune di Milano spiega a Fanpage.it quali sono i rischi dell’instabilità di Governo anche per la città di Milano.
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Emmanuel Conte
Emmanuel Conte

Lo sviluppo di una città passa, necessariamente, dalla possibilità che ha di spendere e di fare investimenti. Una facoltà decisamente ridotta in questo momento storico, a causa della pandemia, poi della guerra e infine dei cambiamenti climatici e della mancanza di energie. Senza investimenti, però, una città come Milano rischia di fermarsi e di lasciare ancora più indietro i più deboli.

A Milano a cercare di trovare un equilibrio fra la necessità di risparmiare e quella di investire c'è Emmanuel Conte, Assessore al Bilancio del Comune. Milanese d'adozione ma campano di nascita, a 41 anni si ritrova a gestire una situazione ulteriormente indebolita dall'instabilità politica nazionale.

"Se non dovessero più arrivare i soldi del Pnrr, dovremmo bloccare gli investimenti o finanziarli con nostro nuovo debito. Ma questo significa farli pagare alle generazioni future", dice a Fanpage.it.

Quale Milano del futuro disegna il bilancio del Comune di Milano?

Come sappiamo, le grandi città nel mondo sono state interpreti di una crescita molto forte, quella della globalizzazione. A volte questa crescita è stata diseguale e, quindi, da correggere. Con il nostro bilancio immaginiamo un modello di sviluppo all'insegna della sostenibilità, non solo sociale, ma anche ecologica.

Per questo lo sviluppo della città deve essere naturalmente competitivo, come è nelle corde di Milano, ma integrativo allo stesso tempo.

Quali sono gli obiettivi principali su cui concentrate gli investimenti?

Se andiamo a vedere il nostro bilancio, troviamo finanziati almeno quattro musei per i prossimi cinque anni.

Immaginiamo che nel prossimo triennio la raccolta differenziata possa arrivare al 67 per cento (a oggi siamo poco sopra il 60 per cento), identifichiamo la parte attuativa del piano del clima, che è uno strumento di abbattimento delle emissioni di carbonio.

Immaginiamo il finanziamento di nuovi parchi, anche all'interno del nostro piano del governo del territorio, e immaginiamo la piantumazione, grazie al programma "ForestaMi", di 3 milioni di alberi entro il 2030.

Troviamo il finanziamento, anche grazie a risorse europee, di 350 bus elettrici, che renderanno completa elettrificato il nostro trasporto su gomma, e troviamo anche l'allungamento della nostra linea di metropolitana.

Questo sarà complementare anche all'aumento dei chilometri di piste ciclabili, che passeranno nel prossimo triennio da 200 a 300.

La nostra città, come dicevo prima, deve essere anche una città più giusta. Per questo abbiamo all'interno del bilancio un piano per la qualità dell'abitare.

Infine una città più vicina ai cittadini, con quella che definiamo la città a 15 minuti.

Prima il Covid, poi la guerra e la mancanza di energia. Quanto le crisi internazionali mettono a rischio la realizzazione di questi progetti?

A oggi, quello che deve fare una città come Milano è prendere coscienza ed essere realista rispetto alla difficoltà dei conti e delle crisi che sono sempre più ravvicinate e di tipo diverso. Se pensiamo al Covid, all'inflazione, al caro materie prime, alla guerra in Ucraina, alla siccità, abbiamo crisi sempre più ravvicinate di tipo diverso.

Dobbiamo quindi coniugare il realismo dei conti con queste crisi più ravvicinate e con la nostra idea di futuro. Sarà possibile farlo soltanto tenendo aperti i tavoli e dialogando a tutti i livelli istituzionali, quindi sia regionale che governativo, per strutturare quelle che sono le soluzioni per il futuro.

Senza dimenticare, però, le esigenze dell'oggi, che sono quelle che fanno più soffrire, soprattutto la parte più debole della nostra città.

In tal senso, l'instabilità dei governi espone Milano a maggiori rischi?

Il successo dei piani attuativi relativi al Pnrr condizionerà tutta l'Italia e, nello specifico, anche Milano, che nel proprio bilancio ha inserito molta progettualità legata a finanziamenti di tipo europeo.

L'insuccesso in fase attuativa degli accordi potrebbe avere anche una conseguenza negativa sui finanziamenti relativi alla nostra città e quindi alla realizzazione degli interventi che citavamo prima.

In caso negativo, saremmo quindi di fronte a una scelta: non andare avanti con gli investimenti o finanziarli con nostro nuovo debito. Ma nostro nuovo debito significa bloccare la spesa corrente per le generazioni future.

Una sfida così importante è affidata a una persona così giovane.

È stato naturale e fisiologico. Merita però capire anche come mai mi sono trovato poi a gestire questa situazione politica negli ultimi anni.

All'inizio della campagna elettorale del 2016 del sindaco Sala, con un gruppo di amici, è nata una sfida generazionale dettata da due motivi: la volontà per chi, come me e come tanti altri, arriva a Milano e qui trova successo a vario titolo, di restituire alla città, in termini di opportunità, quello che ha ricevuto.

E anche per uscire dall'angolo in cui, da un punto di vista generazionale, allora eravamo tutti 35 anni, siamo stati sempre molto chiusi a massimizzare la nostra funzione di utilità senza corrispondere troppo al bene collettivo.

Nacque così l'idea di una candidatura, agevolata anche da una passione politica ereditata da mio padre, che mi ha fatto eleggere nella lista civica del sindaco Sala nel 2016 e durante i cinque anni di consiliatura io sono stato il presidente della commissione Bilancio del Comune di Milano.

Dopo questi cinque anni, il sindaco politicamente mi ha chiesto di capeggiare la sua lista civica che è stata costruita proprio su un messaggio specifico: persone giovani che avessero un talento di vario titolo e che si volessero impegnare per il pubblico più per dare e che per ricevere.

Questa è, di fatto, l'eredità migliore che il secondo mandato del sindaco può lasciare alla città: la formazione di un pezzo di classe dirigente che poi si può occupare di Milano, e non solo, per i prossimi anni.

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