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Elena, morta a 19 anni nell’incendio in ospedale a Bergamo mentre era legata: due indagati

Sono due le persone indagate per la morte della 19enne Elena Casetto avvenuta il 13 agosto 2019 quando un incendio ha distrutto la stanza d’ospedale del Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove era ricoverata dopo un tentativo di suicidio. Le indagini preliminari sono state chiude dal pubblico ministero Letizia Ruggeri che ha iscritto nel registro degli indagati o due addetti della squadra antincendio intervenuti il giorno del rogo.
A cura di Chiara Ammendola
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Elena Casetto, vittima dell'incendio all'ospedale di Bergamo
Elena Casetto, vittima dell'incendio all'ospedale di Bergamo

A quasi un anno e mezzo dalla sua morte, sono state chiuse le indagini preliminari su quanto accaduto il 13 agosto 2019 in una stanza del reparto di psichiatria dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo quando un incendio ha ucciso la 19enne Elena Casetto. Quelle fiamme propagatesi proprio dalla stanza dove la giovane era ricoverata, legata a un un letto, a causa di alcuni disturbi psichici per i quali era in cura, non sarebbero state domate in tempo e per questo nel fascicolo per omicidio aperto dalla procura di Bergamo sono stati iscritti i nomi di due persone: si tratta di due addetti della squadra antincendio, all’epoca entrambi dipendenti dell’impresa appaltatrice del servizio di pronto intervento dell’ospedale.

Secondo quanto ipotizzato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri A.B, 40 anni, di Lissone (Milano) ed E.G., 39 anni, di Paderno Dugnano (Milano), avrebbero cagionato l’incendio della stanza di degenza, degli arredi e degli impianti che si trovavano all’interno, fatto commesso "per colpa consistita in negligenza e imperizia". È quanto si legge nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pm secondo cui i due avrebbero mal gestito l'emergenza. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti infatti i due addetti della squadra antincendio si sarebbero recati al terzo piano della torre 7 sprovvisti di ogni dispositivo di protezione individuale e non sarebbero stati in grado di far fronte al rogo seguendo le procedure previste dal Piano di Emergenza dell’ospedale.

A uccidere Elena sarebbero stati i fumi, i vapori bollenti e lo shock termico. Una morte atroce quella della 19enne che nonostante la giovane età aveva trascorso dei momenti piuttosto difficili che l'avevano portata anche a un tentativo di suicidio. Nata a Milano, aveva anche la cittadinanza brasiliana, nazionalità della madre. Il padre della ragazza, italo-svizzero, era morto nel 2012 mentre la 19enne cresciuta in Brasile, a Salvador de Bahia, dove aveva studiato, era tornata poi in Italia. Non è chiaro se anche in Brasile avesse mostrato intenti suicidi: di certo, una volta raggiunta la madre in Italia, avrebbe tentato di togliersi la vita in due occasioni l'8 agosto e la mattina del 13 agosto. Ed è per questo che quel giorno si trovava lì, al terzo piano della torre 7 del Papa Giovanni XXIII di Bergamo: secondo la procura di Bergamo, servendosi di un accendino avrebbe dato fuoco al letto dov’era stata poco prima contenuta dal personale infermieristico, facendo attivare l’impianto di rilevazione fumi e l’allarme incendio.

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