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Disastro Aler: la famiglia di Milano che vive nella muffa in una casa popolare “non igienica”

La denuncia di una famiglia che vive in una casa Aler a nord di Milano: “Viviamo nella muffa nera”. Nonostante la richiesta di cambio alloggio la situazione sembra non sbloccarsi.
A cura di Simona Buscaglia
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Una situazione ormai insostenibile, esasperata dalla pandemia e dal continuo rinvio a una situazione definitiva. Questo l'incubo quotidiano di Gianluca Napoletano, inquilino, insieme ai suoi genitori, di un appartamento di 35 metri quadri dell'Aler, l’azienda che gestisce le case popolari per Regione Lombardia. La casa si trova in via Celentano, ed è intestata alla madre di Gianluca, a Crescenzago, nella periferia a Nord di Milano. Vivono nella muffa nera, e da qualche tempo ne è stata dichiarata l'antigienicità anche dalla stessa Aler che ha avviato le pratiche per il cambio di alloggio. La soluzione per la famiglia Napoletano però sembra più lunga del previsto.

La mamma è invalida: serve un alloggio con ascensore

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La certificazione del problema risulta datata 1995 dall'Asl. La dichiarazione è stata presentata poi all'Aler e ripresentata l'anno scorso, il 29 giugno, insieme alla richiesta di cambio alloggio che si è protratto ancora fino a oggi: "Nonostante le nostre richieste di avere un'idea delle possibilità di cambio alloggio, ci è stato detto che non ci sono delle liste consultabili – ha detto a Fanpage.it il 25enne – Noi vorremmo rimanere in zona per rimanere vicini al lavoro di mia madre, alla quale mancano ancora più di due anni per la pensione. Mia mamma è invalida al 60% e ha dei problemi alla schiena, con diverse ernie che sono peggiorate nel tempo e già adesso fa molta fatica a salire le scale dei nostri quattro piani, per questo chiedevamo uno stabile almeno con l'ascensore". La richiesta di cambio alloggio è stata accettata ad agosto 2020, data di ricezione della raccomandata spedita dall'ufficio cambio alloggi di via Salemi 21, racconta Gianluca, che non si è mai perso d'animo per trovare una sistemazione decorosa per lui e la sua famiglia.

Un  calvario anche burocratico che dura da novembre 2020

A fine settembre dell'anno scorso Aler manda a casa della famiglia di Gianluca il geometra per verificare lo stato di muffa dell'alloggio, che in base alla situazione dichiarerà anti igienico l'alloggio, dando il via, teoricamente, alla ricerca da parte di via Salemi 21 di un alloggio: "Nonostante avessimo richiesto per telefono e per email la dichiarazione o almeno notizie sul documento di antigienicità, non abbiamo mai né ricevuto né visto nulla" ha aggiunto il ragazzo. Da qui in poi continua il calvario burocratico, da novembre 2020 fino al primo aprile 2021 nonostante i solleciti e le e-mail, la famiglia non riesce ad avere riscontro, finché non ne riceve uno negativo "Non vi erano notizie di proposta di cambio alloggio". La situazione sembra sbloccarsi a fine luglio 2021: "Il computer, così mi hanno detto – dice Gianluca – ci aveva abbinato a piazza Prealpi 2, un alloggio appena ripavimentato. Dopo averlo visionato con mia mamma, che ha problemi di ernie lombari e di zoppia al piede sinistro, abbiamo constato che essendo al terzo piano è per lei difficilmente raggiungibile, problema alimentato da rampe di scale strette e gradini alti. Oltre al fatto che l'alloggio è situato in uno stabile che versa in uno stato di evidente degrado".

Gianluca: Chiediamo solo un alloggio vicino al centro psico sociale che segue i miei genitori

A settembre 2021 quindi la famiglia di Gianluca viene contattata per una seconda proposta di alloggio, in via Cerkovo 49, in zona Bovisa: "Abbiamo visionato dall'esterno lo stabile, perché non ci viene comunicato il civico esatto per visionare l'appartamento, e lo abbiamo trovato in uno stato di forte degrado e questo ha peggiorato la situazione psichiatrica fragile dei miei genitori. Mio padre è stato ricoverato per sei giorni al Policlinico per questo motivo. È intervenuto perfino il centro psico sociale di via Asiago che segue i miei genitori, comunicando che i miei devono essere seguiti costantemente per i loro disturbi quindi non possono allontanarsi dalla zona dove siamo ora. La soluzione proposta era anche davvero lontano dal lavoro di mia madre, che è impiegata in una scuola elementare di Crescenzago". La famiglia è stata poi indirizzata a un bando di 120 alloggi in via Goffredo Mameli che però aveva un canone d'affitto che la famiglia non può permettersi: "Non potevamo permetterci un canone di 800 euro, e il problema dell'ascensore per mia madre rimaneva, non c'era nemmeno lì". Gianluca non si arrende, anche se si trova, dopo un anno di attesa, al punto di partenza. I problemi per chi vive nelle case Aler non sono nuovi. Tempo fa Fanpage.it aveva documentato il caso di Viviana e della sua famiglia che avevano passato il lockdown in una casa piena di muffa.

Maran: accorpare la gestione delle case popolari? Spero in qualche mese di trovare una formula migliorativa

Tra le proposte avanzate dal neo assessore alla casa Pierfrancesco Maran, c'è anche la volontà di accorpare la gestione delle case popolari che adesso a Milano sono divise tra MM e Aler. In un'intervista rilasciata poco dopo la sua elezione a Fanpage.it, Maran aveva dichiarato: "L'idea di trovare una modalità nuova per gestire le case popolari, anche fare una sorta di anno zero nella loro gestione deve accompagnarsi con l'unicità del momento storico e quindi la domanda che ci dobbiamo fare con il sindaco Sala e il presidente Fontana è: qual è lo strumento migliore per riuscire a mettere a terra i miliardi di investimenti che possiamo fare sulle case? Di sicuro non è il modello Aler attuale, come non lo è il modello di MM che funziona un po' meglio di Aler ma da solo non basta. Spero che in qualche mese possiamo trovare una formula migliorativa nell'interesse di chi abita nelle case popolari".

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