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Diana morta di stenti a 18 mesi: “Nella culla con mani e bocca nere, Alessia Pifferi era sul divano”

“Appena arrivati ci siamo accorti subito che la bimba era morta perché aveva le mani e la bocca nere”: è quanto ha raccontato il primo agente della scientifica che è entrato in casa di Alessia Pifferi lo scorso luglio quando venne ritrovato il corpo della piccola Diana.
A cura di Ilaria Quattrone
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Alessia e Diana Pifferi
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"Appena arrivati ci siamo accorti subito che la bimba era morta perché aveva le mani e la bocca nere. E non respirava": è questo quanto ha raccontato l'agente della squadra mobile di Milano che lo scorso 20 luglio è arrivato per primo in casa di Alessia Pifferi, la madre 37enne accusata di aver fatto morire di stenti la figlia Diana di appena 18 mesi.

Nella giornata di oggi, lunedì 5 giugno, si è svolta una nuova udienza dove sono stati ascoltati gli investigatori della Mobile e della Scientifica intervenuti nell'appartamento.

Diana Pifferi era sdraiata supina in una culla da campeggio

L'agente della squadra mobile ha raccontato di aver trovato Diana sdraiata supina in una "sorta di culla da campeggio. Appena arrivati ci siamo accorti subito che la bimba era morta perché aveva le mani e la bocca nere". La madre era seduta sul divano in stato di agitazione.

Ha fin da subito detto di averla lasciata sola per una settimana e che, appena rientrata, l'aveva trovata così: "Non aveva avuto il coraggio di toccarla". Sulla base degli esami scientifici però sembrerebbe che la donna abbia tolto i vestiti e la piccola e l'abbia lavata.

L'agente: "Nella valigia di Alessia Pifferi almeno 30 abiti da sera"

La dirigente del gabinetto regionale di Polizia scientifica, che ha svolto i primi rilievi, ha raccontato che, appena arrivati all'ingresso, hanno trovato due valigie. All'interno c'erano "almeno trenta abiti da sera". Pifferi era appena rientrata da Bergamo dove aveva trascorso una settimana a casa del fidanzato dell'epoca. Durante il sopralluogo, i poliziotti hanno aperto il frigorifero e notato che era vuoto: non c'era cibo per bambini.

Sparsi per l'abitazione, inoltre, c'erano diversi pannolini usati. In particolare modo, erano in soggiorno e sul davanzale della finestra. "Alessia Pifferi non chiedeva nulla della bimba, ma solo quali sarebbero state le conseguenze legali per lei", continua l'investigatrice.

La sorella di Alessia Pifferi

"Non riesco a vedere né una lacrima né niente, è una cosa che mi fa malissimo. Io spero che si condanni da sola capendo quello che ha fatto. Mi auguro che venga ritenuta capace di intendere e di volere, perché per me è capace. Anche perché è lei che ha voluto tenerci lontani, noi c’eravamo": ha detto la sorella della 37enne, Viviana Pifferi al termine dell'udienza.

La donna ha poi affermato che le ha fatto molto male sapere che nel frigo "non c’erano alimenti per bambini" considerato che loro glieli portavano. Ha poi aggiunto che quando provavano a darle consigli, lei rispondeva dicendo che "sapeva fare la mamma".

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