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Arrestati Stefania Nobile e Davide Lacerenza

Davide Lacerenza dopo il patteggiamento: “Alla mia Gintoneria venivano tutti, anche i preti”

“Avevo perso il controllo”: a dirlo è stato Davide Lacerenza, il noto proprietario della Gintoneria di Milano, che nei giorni scorsi ha patteggiato una pena proprio per un giro di droga e prostituzione all’interno del suo locale.
A cura di Ilaria Quattrone
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Davide Lacerenza durante i primi interrogatori
Davide Lacerenza durante i primi interrogatori
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"Avevo perso il controllo": sono queste le prime parole utilizzate da Davide Lacerenza, l'ormai ex noto proprietario della Gintoneria, durante l'ultima ospitata al podcast Gurulandia. Lacerenza, solo alcuni giorni fa, ha patteggiato una pena a 4 anni e 8 mesi proprio per l'inchiesta che ha scoperchiato un giro di droga e prostituzione all'interno del suo locale milanese. L'ormai ex "King di Milano" potrà chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali.

Le sue ultime dichiarazioni

Lacerenza, dopo aver affermato di essere dispiaciuto per avere dato un'immagine sbagliata soprattutto a chi lo conosceva, ha spiegato che dopo 15 anni di attività nel mondo della ristorazione e movida milanese, è caduto in quello della tossicodipendenza: "Da lì è cambiato tutto, pensavo di poterla gestire e invece piano piano ti prende sempre più. Non vedi più famiglia, più nulla e hai deliri di onnipotenza". E, in un certo senso, lascia intendere che sarebbe stato proprio l'uso della droga a permettergli di costruire un personaggio sopra le righe, fatto di eccessi e deliri. "Guardo i video adesso e mi faccio schifo", ha raccontato: "Sono pentito, mi dispiace tanto di essere stato un cattivo esempio per i ragazzi che li guardavano. Continuo a dire di non accontentarsi nella vita, ma non dovete toccare quella roba perché prima o poi vi farà crollare e perdere tutto, non solo il Ferrari ma anche la sicurezza di sé".

E, infatti, sono molto noti i suoi video in cui "lava" auto di lusso utilizzando bottiglie di champagne. O in cui mostrava lussi estremi, soldi, piatti costosi e sempre circondato da giovani e giovanissime. Un delirio di onnipotenza, come lui stesso lo ha definito, che è durato fino al 4 marzo 2025, data in cui le forze dell'ordine hanno chiuso il locale di via Napo Torriani e disposto gli arresti per lui, Stefania Nobile (ex fidanzata e che gestiva la parte amministrativa del locale) e dell'ex braccio destro di Lacerenza, Davide Ariganello. "Da me venivano tutti, anche i preti", ha raccontato ancora al podcast Gurulandia: "Molti venivano anche solo per cenare, perché da me si mangiava bene, e poi a mezzanotte andavano viaCi sono state serate che arrivavo a incassare anche 40mila euro, poi il giorno dopo ne spendevo altri 20mila solo per lo champagne".

L'arresto e le accuse

Il 4 marzo 2025 gli inquirenti di Milano hanno infatti deciso di chiudere il locale e disporre gli arresti domiciliari per i tre. Lacerenza e Nobile sono stati accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e autoriciclaggio. Lacerenza inoltre anche di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Per gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dalla Procura di Milano, insieme al braccio destro Ariganello hanno organizzato serate a base di droga, alcol ed escort per i ricchi clienti che erano disposti a pagare cifre spropositate. Non solo. Hanno organizzato dei veri e propri "pacchetti Glovo" , cioè consegne a domicilio, sempre a base di alcol, droga ed escort che venivano consegnati a casa dei clienti. "Ero intercettato dal 2023, sia telefoniche che ambientali nel locale", ha raccontato Lacerenza, "sapevo che ero attenzionato, ma sono contento per quanto accaduto. So che continuando con quella vita sarei morto. Mi rendo conto di essere stato fortunato. Con l'arresto mi sono salvato".

Clienti di un certo tipo che avrebbero speso centinaia di migliaia di euro. Uno di loro avrebbe speso in tre anni oltre 640mila euro. E proprio da un bonifico di questo rampollo milanese, emesso con causale "champagne", che la guardia di finanza è riuscita a risalire a quello che accadeva nel locale e nel privé La Mailmoson dove, oltre a piatti di droga e fiumi di champagne, erano presenti diverse escort che, come mostrato poi nelle carte degli inquirenti, sono state assoldate proprio da Lacerenza con la complicità di Nobile e Ariganello. "Abbiamo fatto serate con alcuni clienti in cui consumavamo droga insieme come si fa tra amici", ha detto Lacerenza, "ma non sapevo fosse così grave".

Lacerenza: "Non ho mai guadagnato sulle donne"

E proprio sull'accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, Lacerenza durante il podcast Gurulandia, ha affermato di non aver mai "guadagnato sulle donne". Ha precisato che il suo avvocato, Liborio Cataliotto, gli ha però spiegato che in Italia vige la Legge Merlin, che è in vigore dal 2 febbraio 1958, che ha abolito le case di tolleranze e che ha introdotto i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: "Mi è stato spiegato che sfruttamento, induzione e favoreggiamento hanno la stessa valenza. Rischi da quattro a sei anni e fino a 20 anni, poi è a discrezione del giudice".

"Io non ho mai preso soldi", ha proseguito Lacerenza. "Ho sempre detto che non volevo niente, però di venire perché così facevano bere il cliente e guadagnavo. Tante ragazze mi chiamavano", ha poi aggiunto spiegando che molte di loro frequentano anche altri locali milanesi.

Il patteggiamento

Dopo mesi e mesi in cui si è discusso di quanto accadeva alla Gintoneria e in generale nel mondo della movida milanese, fatta di eccessi ed esagerazioni, si è arrivati alla chiusura di questo caso. Nei giorni scorsi, infatti, Lacerenza e Nobile hanno patteggiato. Lacerenza ha patteggiato 4 anni e 8 mesi e potrà chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali. Nobile, invece, ha patteggiato 3 anni, ma la sua pena è stata convertita in lavori di pubblica utilità. Non solo. Sono stati condannati al pagamento di un risarcimento di 900mila euro. La cifra è stata stabilita prendendo in considerazione il valore delle bottiglie di alcolici e champagne che andranno all'asta, degli arresti dei locali sequestrati e del denaro trovato sui conti dei due.

"Ho patteggiato su consiglio del mio avvocato", ha spiegato Lacerenza: "Mi ha detto che se fossimo andati a dibattimento, alcune cose le avrei potute smontare. Però mi ha detto che era meglio così, visti i tempi dei processi. Sono rimasto senza un euro, ripartirò daccapo". "Avevo chiesto aiuto a chiunque per fare uscire Davide da quella roba, nelle intercettazioni c'è tutto, ma mi veniva risposto che non avevo titoli per farlo", ha detto Stefania Nobile: "La finanza mi ha contestato che avrei dovuto denunciarlo. Quando sei in quella situazione non sai davvero cosa fare. Quello che non perdono ai suoi amici e alle sue ex è di averlo appoggiato perché gli faceva comodo che stesse in quel modo".

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