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“Il Covid in Val Seriana favorito dai geni dell’uomo di Neanderthal”: lo studio dell’Istituto Mario Negri

Uno studio dell’Istituto Mario Negri ha rivelato che i geni di Neanderthal avrebbero favorito la diffusione del Covid-19 in Val Seriana, epicentro della pandemia.
A cura di Ilaria Quattrone
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Secondo una ricerca effettuata dall'Istituto Mario Negri, la diffusione del Covid-19 in provincia di Bergamo è stata favorita dai geni che risalgono all'uomo di Neanderthal. Lo studio è stato presentato nella giornata di oggi, giovedì 14 settembre, durante un convegno che è stato ospitato dal Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica iScience e mostra come una parte specifica del genoma umano si è associato non solo con il rischio di contrarre il virus, ma anche con la possibilità di ammalarsi in forma grave.

Sono state coinvolte oltre 9mila persone

Negli ultimi due anni i ricercatori hanno analizzato la relazione fra i fattori genetici e la gravità della malattia Covid in Val Seriana, che è stata epicentro della pandemia. Per questa analisi sono state coinvolte 9.733 persone che vivono a Bergamo e in provincia.

Tutte hanno compilato in questionario: hanno risposto infatti a domande relative alla loro storia clinica e familiare. I campioni di Dna sono stati poi analizzati attraverso una tecnologica che ha consentito di leggere circa 9 milioni di varianti genetiche su ogni partecipante.

È stato inoltre possibile rilevare la regione del Dna responsabile di tutte le manifestazione della malattia: "I risultati dello studio Origin dimostrano che chi è stato esposto al virus ed è portatore dell’aplotipo di Neanderthal aveva più del doppio del rischio di sviluppare Covid grave (polmonite)", ha spiegato la responsabile del centro di genomica umana Marina Noris.

Lo studio dell'Istituto Mario Negri

Il Direttore dell'Istituto, Giuseppe Remuzzi, ha spiegato che ben tre dei sei geni sono arrivati proprio dai Neanderthal e da un genoma specifico che è quello Vindija che risale a ben cinquantamila anni fa: "Una volta forse proteggeva i Neanderthal dalle infezioni, adesso però causa un eccesso di risposta immune che non solo non ci protegge ma ci espone a una malattia più severa", spiega ancora Remuzzi.

Tra le persone intervistate, il 92 per cento ha rivelato di aver contratto il Covid già prima di maggio 2020. In dodici avrebbero presentato sintomi già a novembre 2019. Su 1.200 persone – nate tra Bergamo e provincia – ce ne sono state quattrocento che hanno avuto una forma grave di malattia, quattrocento che lo hanno contratto in forma lieve e quattrocento che proprio non lo hanno avuto. Il primo gruppo ha avuto più parenti di primo grado morti proprio a causa del virus e questo ha evidenziato come la genetica abbia avuto un ruolo fondamentale nella gravità della malattia.

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