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Covid 19

Covid, a Varese scoperto secondo caso di variante rarissima: il primo era in Thailandia

Identificata a Varese una variante rarissima del Covid19, riscontrata finora solo in un altro caso al mondo, in Thailandia. La variante presenta un diverso sequenziamento dell’intera proteina Spike, quella che consente al SarsCov2 di agganciarsi alle cellule del nostro corpo, ma non sembra essere immune ai vaccini.
A cura di Pierluigi Frattasi
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A Varese è stato identificato un secondo caso di una variante rarissima di Covid19, finora individuato solo in Thailandia in tutto il mondo. La variante è stata scoperta dal laboratorio di Microbiologia dell'Asst Sette Laghi, in provincia di Varese. Scoperta confermata dai medici del San Raffaele di Milano che, in poco tempo, hanno amplificato e ricostruito l'intero genoma del virus. Al momento non sembra che la variante abbia caratteristiche tali da rendere inefficaci i vaccini anti-Coronavirus finora sperimentati. “Ancora una volta la Lombardia – afferma l'assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti – ha dato dimostrazione dell'eccellenza delle proprie strutture, in questo caso con l'ASST Sette Laghi e l'Università dell'Insubria e l'Ospedale San Raffaele di Milano, con risultati rilevanti a livello internazionale”.

Tuttavia, la variante mostra mutazioni genetiche che i ricercatori vogliono approfondire. A seguito delle analisi del team guidato dal professor Fabrizio Maggi, la variante, come reso noto dal Asst, si differenzia nel sequenziamento dell'intera proteina Spike, quella che consente al SarsCov2 di agganciarsi alle cellule del nostro corpo e quindi di infettare. L'altro caso finora individuato di questa variante è stato riscontrato in Thailandia, isolato in un viaggiatore di ritorno dall'Egitto. “L'identificazione di questa variante . Spiega il professor Maggi – che ha solo un altro caso descritto al mondo, è il punto di partenza per nuovi studi e approfondimenti. In particolare, ora che l'intero genoma di questa variante del virus è stato ricostruito, potremmo capirne il significato biologico con studi in vitro e dimostrarne l'eventuale impatto clinico ed epidemiologico sulla popolazione”.

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