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Cosa raccontano di Alessia Pifferi i detenuti che l’hanno conosciuta dopo la morte della figlia

In carcere Alessia Pifferi, la donna accusate di aver ucciso di stenti la figlia di 18 mesi, ha conosciuto Sara Ben Salha, la 20enne accusata di aver fatto da esca nella faida tra trapper. La 20enne ha spiegato il loro incontro.
A cura di Giorgia Venturini
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Piange tutto il giorno tutti i giorni in carcere Alessia Pifferi, la donna accusata di aver abbandonato per sei giorni sola in casa sua figlia di 18 mesi morta poi di stenti. A raccontare quello come sta vivendo questi giorni in carcere è Sara Ben Salha, la ragazza di 20 anni accusata di aver fatto da esca per attirare Touché affinché Simba La Rue potesse sequestrarlo e picchiarlo nella faida tra trapper. La 20enne in carcere era nella cella davanti a quella della Pifferi e le due donne hanno iniziato a parlare.

Il racconto del carcere della 20enne

La giovane – in un intervista rilasciata a La Repubblica – ha spiegato di aver sentito la donna piangere e di averla vista quasi per tutto il tempo "sdraiata in silenzio a guardare il soffitto". Sara Ben Salha ha tenuto a precisare di aver provato dispiacere salutandola quando è uscita dal carcere perché le era stata concessa i domiciliari: le ha assicurato che le avrebbe scritto. Poi nella sua dichiarazione ha precisato che la Pifferi "non è un mostro ed è sola al mondo, la famiglia le ha voltato le spalle, il compagno è sparito, le altre detenute la odiano".

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Alessia Pifferi si trova isolata in carcere

Alessia Pifferi in carcere è isolata: si tema che altri detenuti possano farle del male o che sia lei stessa a commettere gesti autolesivi. I suoi famigliari non hanno mai provato a mettersi in contatto con lei. I fatti sono accaduti a metà luglio: Alessia Pifferi decide di raggiungere il compagno a Leffe (Bergamo) abbandonando la piccola da sola in casa. A lui avrebbe detto di aver lasciato la figlia con la sorella al mare. Sarebbe dovuta rientrare subito dopo il weekend, ma poi ha deciso di prolungare la sua permanenza a casa del compagno.

Durante i giorni trascorsi con il compagno la donna sarebbe tornata a Milano ma non è mai passata da casa scegliendo di tornare a Leffe con il compagno. Se fosse passata dall'appartamento, la piccola Diana sarebbe ancora viva. Sei giorni dopo una volta nel suo appartamento ha trovato la piccola Diana morta: ha chiamato i soccorsi ma per la piccola non c'era già più nulla da fare.

Perché la 20enne si trovava in carcere

Sara Ben Salha è entrata in carcere perché coinvolta nella faida tra Touché e Simba: subito dopo il fermo ha ammesso la sua responsabilità precisano agli inquirenti di aver fatto da esca permettendo così il sequestro e la violenza. Ora è pentita: "Per quel ragazzo, lo ammetto, gli chiedo scusa nel modo più sincero. Non mi aspettavo che lo avrebbero accoltellato, pensavo che volessero soltanto spaventarlo. Potevo aspettarmelo che avrebbe potuto avere altre intenzioni". Sara ha spiegato poi che Touché ha rischiato di finire in carrozzina per via dell'aggressione subita". A salvare il giovane trapper sarebbe stata la giacca che aveva indosso.

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