Condannati padre e figlio della ‘ndrangheta in Lombardia: fino a 18 anni per i Barbaro

È arrivata la condanna a 18 anni e 6 mesi e 16 anni e 8 mesi per Antonio Barbaro e Rocco Barbaro, padre e figlio accusati di spaccio di droga con l'aggravante del metodo mafioso. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Milano al termine del processo con rito abbreviato.
Undici arresti per droga e metodo mafioso
Padre e figlio sono finite nel mirino delle indagini della Guardia di Finanza di Pavia che si è concentrata sulle più note famiglie di ‘ndrangheta originarie di Platì, in provincia di Reggio Calabria, che al Nord hanno ramificato i suoi affari illegali in provincia di Milano, Pavia, Monza Brianza e Torino.
Lo scorso gennaio erano scattate undici misure cautelari: i militari avevano dimostrato come la famiglia Barbaro tenesse le redini dell'organizzazione criminale nello spaccio di droga e come la famiglia Sergi avesse un incarico da intermediario.
Condannato anche Domenico Sergi
Tra i condannati ora c'è anche Domenico Sergi: il giudice ha deciso per lui una condanna a 8 anni e 8 mesi. Anche nel suo caso l'accusa è di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Altri nove gli imputati, che hanno ricevuto una pena dai 3 ai 5 anni.
Gli arresti erano stati eseguiti il 10 gennaio: tra i reati anche quello del porto d'armi e una serie di episodi di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
In Lombardia i Barbaro sono stati da anni dediti al narcotraffico, agli appalti nel settore dell’edilizia, all’usura. Con loro la famiglia Papalia: Domenico Papalia (oggi all'ergastollo), Rocco Papalia (scarcerato un anno fa e ora in una casa lavoro a Vasto) e Antonio Papalia (all’ergastolo a Padova) sono i padrini che insieme alle altre famiglie satellite dei Barbaro (Sergi-Agresta-Marando-Musitano-Molluso-Zappia) danno vita l’impero criminale lombardo.
Le intimidazioni di Rocco Barbaro
In una chiamata intercettata il 12 dicembre 2019 si sente Rocco Barbaro che racconta come ha chiesto con intimidazione un credito da 20mila euro su una partita di droga. "L'ho presa e l’ho messa sul tavolo (l'arma, ndr) … gli ho detto … vedi che ti ammazzo … come ai cani ti ammazzo … e me ne sono andato", ha raccontato uno dei reggenti della famiglia di ‘ndrangheta.