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Concorsi pilotati: Massimo Galli tra gli indagati

Concorsi truccati, Massimo Galli in aula: “Non ho favorito nessuno, ho fama di essere imparziale”

L’infettivologo Massimo Galli è stato interrogato in merito alle accuse di falso in concorso e turbativa d’asta che gli sono state rivolte dalla Procura di Milano. L’ex primario del Sacco ha ripercorso le vicende relative al 2020 quando il suo collaboratore Agostino Riva venne scelto al posto del primario dell’ospedale Niguarda Massimo Puoti.
A cura di Enrico Spaccini
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È stato ascoltato nell'aula del Tribunale di Milano l'infettivologo Massimo Galli, l'ex primario dell'ospedale Sacco e, fino a due anni fa, docente all'Università Statale accusato di falso in concorso e un'imputazione alternativa fra turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Stando a quanto ricostruito dalle indagini condotte dai pm Carlo Carlo Scalas ed Eugenia Baj Macario, Galli avrebbe pilotato il concorso del 2020 in cui venne assegnata la cattedra da professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell'apparato digerente al suo collaboratore Agostino Riva, a svantaggio del primario dell'ospedale Niguarda Massimo Puoti. L'infettivologo, però, in sede di interrogatorio ha sostenuto di avere "fama di essere imparziale", affermando che "essendo membro di una comunità scientifica fatta da poco più di un centinaio di persone, conoscevo bene entrambi i candidati".

Il concorso di aprile 2020

Davanti al collegio dei giudici Bertoja-Cantù Rajinoldi-Taricco, l'infettivologo Massimo Galli ha raccontato come si è svolto il concorso finito al centro di uno dei filoni di indagine della Procura di Milano. "Venivo chiamato spesso come commissario ai concorsi", ha affermato l'ex primario, "perché avevo fama di essere imparziale". La commissione di cui ha fatto parte nel 2020 si doveva occupare della nomina del professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell'apparato digerente e la scelta era tra Riva e Puoti.

Tuttavia, ha spiegato Galli, "stava nella logica delle cose che Riva si presentasse al quel concorso", mentre per quanto riguarda Puoti la sua domanda sarebbe arrivata in modo inaspettato: "Si sapeva che era interessato al concorso di Napoli", ha detto l'infettivologo, "la commissione lo conosceva come le sue tasche, è una persona che ha un'importante fama di competenze nell'ambito dell'epatite e infezioni del fegato ma eravamo tutti convinti che non si sarebbe presentato".

Il "profilo del candidato"

Come riportato dal Corriere della Sera, il posto doveva essere assegnato a causa del trasferimento di un professore e di due pensionamenti, compreso proprio quello di Galli: "Avevamo bisogno contestualmente di un giovane", ha detto in aula. Il "profilo del candidato", comunque, "è definito dal Dipartimento in base alle esigenze tenendo conto dei curricula dei professori che andavano in pensione, della tradizione di ricerca e di determinate competenze necessarie", ha continuato l'infettivologo negando di aver fatto pressioni per una valutazione anomala.

Alcune intercettazioni, finite agli atti dell'inchiesta, avrebbero fatto emergere alcune incompatibilità degli orari del verbale di commissione. "Non mi sarebbe costato nulla cambiare l'orario e per prassi si fa così", ha detto il professore, "ma mi sono dimenticato di farlo". Infine, Galli ha risposto alle domande del pm Scalas circa alcune telefonate negando ogni ipotesi di una sua volontà di precostituire i criteri del bando.

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