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Cerca di violentarla puntandole una pistola alla tempia, la donna scappa buttandosi dall’auto: arrestato un 42enne

Un uomo di 42 anni ha cercato di violentare una donna minacciandola con un coltello e puntandole una pistola alla tempia. La vittima è, però, riuscita a fuggire buttandosi giù dall’auto dove si trovavano e, dopo aver denunciato l’accaduto, i carabinieri della Stazione di Dalmine (Bergamo) sono riusciti ad arrestato l’uomo che ora si trova in carcere.
A cura di Giulia Ghirardi
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I Carabinieri sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Roberto Bolzoni
I Carabinieri sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Roberto Bolzoni

Ha cercato di violentare una donna minacciandola con un coltello e puntandole una pistola alla tempia. La vittima è, però, riuscita a fuggire buttandosi giù dall'auto dove si trovavano e, dopo aver denunciato l'accaduto, i carabinieri della Stazione di Dalmine (Bergamo) sono riusciti ad arrestato l'uomo, un italiano di 42 anni, con precedenti e residente in Val Seriana (Bergamo), ritenuto responsabile di tentato sequestro di persona, violenza sessuale aggravata, minaccia aggravata e porto illegale di armi.

I fatti risalgono alla sera del primo luglio, quando l'uomo ha fatto salire la donna a bordo di un'automobile. Poco dopo, avrebbe cominciato a minacciarla, mostrandole un coltello e puntandole una pistola alla tempia tentando di costringerla ad avere rapporti sessuali. Approfittando di un momento di distrazione dell'uomo e del rallentamento del traffico, la donna sarebbe, però, riuscita a buttarsi dal veicolo in corsa, riportando numerose escoriazioni, ma riuscendo a sottrarsi all'aggressore. La vittima è stata quindi soccorsa da un automobilista di passaggio che l'ha poi portata alla caserma dei Carabinieri di Dalmine.

Dopo i primi soccorsi degli operatori sanitari del 118, i carabinieri hanno avviato le indagini e, grazie all'analisi delle immagini di video sorveglianza comunale nei comuni di Dalmine e Osio Sopra, sono riusciti a selezionare, tra i veicoli in transito, quello dell'aggressore che apparteneva alla madre dell'uomo. Le perquisizioni in casa e poi nell'auto hanno confermato la presenza di elementi corrispondenti alla descrizione fornita dalla vittima, tra cui un adesivo visibile sul lunotto posteriore. Sulla base degli elementi raccolti dai carabinieri e del concreto rischio di reiterazione del reato, vista anche la pericolosità sociale dell'uomo, la Procura di Bergamo ha chiesto e ottenuto per lui un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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