Caso Ramy, i carabinieri che li hanno inseguiti saranno parti civili nel processo all’amico Fares Bouzidi

Sono indicati come "persone offese" e, stando a quanto si è saputo, potrebbero chiedere di costituirsi come parti civili, nel processo per resistenza a pubblico ufficiale, i carabinieri che a bordo di tre macchine di servizio diverse il 24 novembre scorso inseguirono lo scooter guidato da Fares Bouzidi, amico di Ramy Elgaml che morì cadendo nello schianto al termine dell'inseguimento.
Il prossimo 26 giugno, infatti, davanti al gup di Milano Fabrizio Filice, inizierà il processo abbreviato a carico di Bouzidi che, accusato di resistenza, era finito agli arresti domiciliari poi sostituiti con l'obbligo di firma. Per quell'imputazione le parti offese sono i sei militari delle tre pattuglie che quella notte parteciparono all'inseguimento di otto chilometri e, da quanto si è saputo, nell'udienza tra due giorni dovrebbero essere formalizzate dai loro legali le istanze di costituzione di parte civile.
Intanto, nei prossimi giorni i pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano dovrebbero anche definire le indagini nel filone sull'accusa di omicidio stradale dopo che il consulente degli stessi pm, l'ingegnere Domenico Romaniello, in 164 pagine ha valutato "corretto" il comportamento del carabiniere alla guida dell'ultima macchina che ha inseguito lo scooter e ha attribuito tutta la responsabilità dell'incidente al 22enne, amico di Ramy. Resta da definire anche la tranche di inchiesta che vede gli altri carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e favoreggiamento perché due, in particolare, avrebbero intimato di cancellare un video che un testimone aveva realizzato col telefono.