Caso Ramy Elgaml, il giudice spiega la condanna dell’amico: “Condotta illegale. Inseguimento dei carabinieri doveroso”

Secondo Fabrizio Filice, Giudice per l'Udienza Preliminare del Tribunale di Milano, l'inseguimento dei carabinieri nel quale lo scorso novembre morì il 19enne Ramy Elgaml fu doveroso da parte dei militari. Lo scrive lo stesso Gup nelle motivazioni con cui ha spiegato la condanna a due anni e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale decisa lo scorso giugno a carico del 22enne Fares Bouzidi, l'amico di Elgaml che la sera dell'incidente era alla guida dello scooter su cui viaggiavano i due ragazzi.
Secondo Filice il comportamento di Bouzidi, che non si fermò al posto di blocco dei carabinieri e scappò per diversi chilometri, fu "esclusivamente qualificabile" come "illegale e antidoverosa". A fronte di questa condotta, scrive il giudice, "gli operanti di polizia avevano il dovere istituzionale di dare corso all'inseguimento". Durante il tallonamento, che durò circa 20 minuti lungo un percorso di otto chilometri, il 22enne imboccò alcune vie contromano e passò con il semaforo rosso. Una condotta che, sempre secondo il gup, avrebbe reso "perfettamente concepibile che gli agenti, di fronte a una condotta così estrema, abbiano ipotizzato una ragione della fuga più grave di quella che è poi risultata essere la ragione effettiva".
Nelle motivazioni della sentenza, infine, il giudice sottolinea che non assumono "rilevo decisivo" le espressioni usate dai militari nelle comunicazioni tra loro durante l'inseguimento e captate dai video e dagli audio delle dashcam montate sulle gazzelle. Frasi come "Vaffanculo non è caduto" o "Speriamo si schiantino". Secondo il Gup, queste espressioni "devono essere contestualizzate nella tensione e nell'adrenalina del momento, essendo esclamazioni pronunciate dagli agenti durante un inseguimento che, a causa della condotta di guida dell'imputato, assumeva connotazioni sempre più estreme e rischiose per tutti".
In relazione all'incidente di quella sera, avvenuto nella notte tra il 23 e il 24 novembre 2024, è stato contestato il reato di omicidio stradale a Bouzidi e al militare che era alla guida della gazzella dei carabinieri al momento dell'incidente. A inizio agosto la Procura di Milano ha anche chiuso le indagini per altri quattro militari accusati di depistaggio e favoreggiamento perché avrebbero intimato ad alcuni testimoni di cancellare i video fatti durante lo schianto e al momento dei soccorsi.