Caso Ramy Elgaml, l’amico che guidava lo scooter condannato a 2 anni e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale

Il gup del tribunale di Milano Fabrizio Filice ha condannato a 2 anni e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale Fares Bouzidi, il 22enne che era alla guida dello scooter con dietro l'amico Ramy Elgaml che poi morì durante un inseguimento con i Carabinieri, a Milano. Il ragazzo era accusato di non essersi fermato al posto di blocco dei militari. Il giudice ha anche deciso un risarcimento dei danni pari a 2mila euro per ciascuno dei sei carabinieri coinvolti nell'inseguimento.
La sentenza è in linea con la richiesta dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, che hanno proposto una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione. I magistrati hanno chiesto di non riconoscere le attenuanti generiche per i precedenti di Bouzidi che, secondo loro, non avrebbe mai preso consapevolezza di ciò che ha fatto quella notte.
"É una sentenza che ci delude: riteniamo che la pena sia troppo elevata" hanno detto i legali di Bouzidi, Debora Piazza e Marco Romagnoli, che avevano invece chiesto al giudice di riconoscere le attenuanti e una pena più lieve. "Aspettiamo le motivazioni per fare appello", hanno aggiunto.
I carabinieri si sono costituiti parti civili
I sei carabinieri coinvolti nell'inseguimento, già parti offese nel procedimento, che si è svolto in abbreviato, hanno chiesto di costituirsi anche parti civili. Il giudice ha accolto le richieste dei legali dei sei carabinieri che la sera dell'inseguimento erano a bordo di tre auto di servizio diverse. Ha respinto, invece, la richiesta di costituirsi parte civile presentata da un'associazione sindacale di carabinieri.
Nel corso dell'udienza, gli avvocati dei militari avevano chiesto al giudice di riconoscere "risarcimenti in via equitativa" per il "danno morale", senza quantificare una cifra a carico dell'imputato.
Il mancato stop al posto di blocco e l'inseguimento
I fatti di cui si parla risalgono alla notte tra il 23 e il 24 novembre 2024. Sono le 3:40 e dopo una serata alla discoteca Holllywood di Milano, Bouzidi è alla guida del suo scooter T-Max, con a bordo l'amico Ramy Elgaml come passeggero. Arrivato all'altezza dell'incrocio tra viale Montegrappa e via Rosales, un posto di blocco dei carabinieri gli intima l'alt ma lui non si ferma. "Scappavo perché non avevo la patente" avrebbe poi detto il 22enne.
Comincia qui l'inseguimento tra la moto dei due ragazzi e le gazzelle dei carabinieri. Durante la corsa, che dura una ventina di minuti, il motorino imbocca alcune strade contromano e supera semafori rossi. All'inseguimento partecipano tre gazzelle dei Carabinieri. A un incrocio l'auto dei militari urta il T-Max, ma l'inseguimento continua fino a quando, arrivato all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, lo scooter scivola sull'asfalto e urta contro il palo di un semaforo. L'auto dei militari segue la traiettoria del motorino e finisce addosso a Elgaml: il 19enne muore sul colpo.
L'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e le altre indagini
Bouzidi viene rimandato a giudizio per resistenza a pubblico ufficiale per non essersi fermato al posto di blocco. Il 22enne viene anche indagato, insieme al carabiniere alla guida dell'auto, per omicidio stradale: gli investigatori stanno cercando di capire se, prima di cadere, lo scooter sia stato speronato dalla macchina dei militari. Una perizia della procura sostiene che l'inseguimento sia stato fatto correttamente, senza un urto finale, ma secondo l'esperto nominato dalla difesa lo speronamento ci sarebbe stato.
Un altro filone di indagine sul caso riguarda, infine, alcuni carabinieri indagati per depistaggio, frode processuale e favoreggiamento. I militari avrebbero infatti intimato a un testimone di cancellare dal suo cellulare il video che aveva registrato e che avrebbe ripreso l'ultima fase dell'inseguimento e lo schianto dello scooter.