Caso Chiara Ferragni, associazione respinge l’offerta di 5mila euro: “Cifra irrisoria, saremo parte civile”

L'associazione Casa del Consumatore ha fatto sapere di aver respinto l'offerta "di 5mila euro" proposta da Chiara Ferragni per evitare che si costituisca parte civile al processo che la vede indagata per truffa aggravata per il caso pandoro Pink Christmas. "Non accettiamo questa somma perché irrisoria rispetto ai profitti che risulta abbia tratto dalle operazioni oggetto di giudizio", ha dichiarato Giovanni Ferrari, presidente dell'associazione di consumatori, "e perché non consentirebbe alcuna efficace azione riparatoria alle sue condotte, realizzatesi proprio sui social". Il prossimo 4 novembre si terrà la prossima udienza davanti al Tribunale di Milano.
La Casa del Consumatore ha chiesto di costituirsi parte civile insieme a un'altra associazione e una 76enne di Avellino nel processo a carico di Ferragni, del suo ex collaboratore Fabio Damato e del presidente di Crealitalia-ID Francesco Cannillo. Al centro ci sono le due campagne commerciali che hanno riguardato il pandoro Pink Christmas Balocco nel 2022 e le uova di Pasqua Dolci Preziosi. In sostanza, l'accusa è di aver sponsorizzato questi prodotti sostenendo che parte dei ricavi sarebbero stati devoluti in beneficenza, quando entrambe le volte la donazione era stata effettuata mesi prima.
"Abbiamo proposto a Chiara Ferragni di rinunciare alla nostra richiesta danni e costituzione di parte civile a fronte di un paio di reel social per dimostrare il suo ravvedimento", ha spiegato Ferrari, presidente di Casa del Consumatore. Questi video sarebbero stati utilizzati per "far conoscere un'app dedicata ai consumatori che stiamo realizzando con fondi pubblici nell'ambito di un progetto che il ministero delle Imprese e del Made in Italy ci ha appena approvato". Altrimenti, ha continuato Ferrari, "le avevamo anche offerto la possibilità di contribuire alla comunicazione ai consumatori con l'equivalente monetario di quanto richiesto".
Tuttavia, come riportato da AdnKronos, Ferragni avrebbe preferito proporre un risarcimento da 5mila euro. "Un'offerta irrisoria", ha dichiarato Ferrati, "con imposizione pure della rinuncia a contestazioni ad ogni altra sua campagna commerciale e di presunta beneficenza, che esulano totalmente dal processo". L'associazione ha, quindi, dato mandato all'avvocato Aniello Chianese di respingere la proposta e insistere nella costituzione di parte civile.
Al contrario, alcuni giorni fa si è conclusa positivamente la trattativa extragiudiziale, avvenuta in forma riservata, tra Ferragni e la signora di 76 anni che si era fatta avanti da sola per costituirsi parte civile. La donna, che aveva comprato una decina di pandori griffati a circa 9 euro ciascuno perché "voleva fare beneficenza", ha ottenuto il risarcimento da 500 euro che aveva richiesto.
 
		 
  