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Caso camici, la Guardia di finanza acquisisce nuovi documenti dalla società della famiglia Dini

Novità sul caso camici, la guardia di finanza di Milano ha acquisito dei documenti delle società gestite da Andrea e Roberta Dini, quest’ultima moglie del governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Le carte serviranno a capire l’assetto societario e soprattutto comprendere se Fontana abbia o meno delle quote societarie.
A cura di Ilaria Quattrone
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Novità sul ‘caso camici' che vede tra gli altri indagato anche il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Milano, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano, ha acquisito nuovi documenti che riguardano le società Diva Trust e Divadue attraverso cui Andrea Dini e la sorella Roberta, moglie di Fontana controllano le quote di Dama spa, l'azienda che ha ottenuto la fornitura di camici dalla Regione poi trasformata in donazione. L'acquisizione riguarda i documenti relativi all'assetto societario della Dama Spa. Gran parte dell'azienda è controllata da Diva Spa, e quindi dal cognato di Fontana, attraverso Diva Trust, mentre la quota della sorella di Fontana è controllata da Divadue. L'obiettivo degli inquirenti è capire se Roberta Dini abbia o meno altre quote dell'impresa e se Fontana abbia partecipazioni societarie.

Caso Camici, la presunta frode e i legami politici

Sul caso sta indagando la procura di Milano. Dini, Fontana, l'ex direttore generale di Aria Filippo Bongiovanni e a un'altra dirigente di Aria sono indagati per il reato di frode in pubbliche forniture. Al centro dell'inchiesta la gara vinta dalla società di Dini sulla fornitura di 75mila camici e altro materiale medico durante l'epidemia da Covid-19. La Dama Spa ha infatti vinto il bando il 16 aprile, commessa che poi sarebbe stata tramutata in una donazione avvenuta poi a maggio. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sia Dini che la sorella di Fontana intrattenevano conversazioni con alcuni esponenti politici della Regione. Tra questi, in particolar modo, l'assessore regionale Raffaele Cattaneo. In un interrogatorio, Cattaneo ha dichiarato di non ricordare chi gli avesse detto l'interesse di Dini a rendersi disponibile sulla questione camici. Lo stesso Cattaneo ha poi detto di aver contatto lui stesso l'imprenditore, il quale però aveva affermato "di non essere in grado di fornire i camici del tipo che interessavano a noi". Stando però a quanto riferito dallo stesso Cattaneo, Dini avrebbe poi rinunciato alla donazione per motivi familiari. I coniugi avrebbero poi provato a recuperare parte degli incassi. Un recupero che non è mai avvenuto considerato che sui 25mila camici su cui la Regione contava non è stata completata né la donazione né la fornitura. Non è ancora chiara la posizione di Fontana. Il governatore avrebbe affermato di aver saputo della donazione solo il 12 maggio, tesi poi smentita da alcuni messaggi tra Dini e un'imprenditore tessile. Il cognato del presidente avrebbe inviato un messaggio in cui lamentava l'impossibilità di quest'ultimo a fornire il materiale affermando che: "Cattaneo e Fontana mi hanno detto di contattarLa" e un messaggio del 16 aprile tra Dini e la sorella in cui il primo assicura di aver ricevuto l'ordine e di preferire scrivere a lei piuttosto che al governatore.

Sequestrato il telefono dell'ex moglie di Salvini

Alcuni giorni fa e quindi prima del sequestro di oggi, la guardia di finanza su mandato della procura di Pavia ha acquisito i contenuti del cellulare di Giulia Martinelli, ex moglie del leader della Lega Matteo Salvini, e a capo della segreteria del presidente Fontana. Dietro la disposizione, la necessità di analizzare e verificare la presenza di nuove irregolarità che possano essere collegate al caso. Non molto contento Salvini, il quale subito dopo ha affermato che "nemmeno a un mafioso viene riservato un trattamento del genere".

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