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Casa Arcobaleno, a Milano un rifugio per ragazzi rinnegati per il loro orientamento sessuale

Una struttura per persone rinnegate dalla propria famiglia a causa del loro orientamento sessuale. Casa arcobaleno a Milano accoglie giovani a cui offrire una dimora, ma anche assistenza legale, psicologica e lavorativa. È la prima in Lombardia e la terza in tutta Italia: “Per noi la cosa più importante è infatti che i ragazzi si sentano capiti e accolti”, spiega a Fanpage.it Giovanni Raulli, uno dei gestori di Casa arcobaleno.
A cura di Ilaria Quattrone
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Alcuni ospiti di Casa Arcobaleno a Milano
Alcuni ospiti di Casa Arcobaleno a Milano

La tragica morte di Maria Paola Gaglione a Caivano porta con sé numerose perplessità su quante difficoltà ci siano ancora nell'accettare relazioni LGBTQ+ in Italia o solamente nel parlarne. Una problematicità evidente, che rende necessaria l'esistenza di alcune realtà come Casa Arcobaleno. Queste strutture offrono assistenza o semplicemente una dimora a tutti quei giovani allontanati dalle famiglie a causa del loro orientamento sessuale. Torino, Roma e Milano sono le uniche città in cui attualmente sono presenti queste realtà. Ma non si esclude che presto ne arriveranno altre in tutta Italia. A Milano, Casa Arcobaleno è gestita dalla onlus Spazio Aperto Servizi e al momento, come spiegato a Fanpage.it da Giovanni Raulli, Direttore Area Residenzialità, è l'unica struttura presente in tutta la Lombardia.

Casa Arcobaleno è accoglienza ma anche un modo per diffondere la cultura della diversità

“Casa Arcobaleno è innanzitutto accoglienza ma anche un modo per diffondere la cultura della diversità", afferma Raulli. Spazio Aperto Servizi si occupa anche della gestione di Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci per persone senza dimora in viale Ortles a Milano. Lì, la cooperativa è entrata in contatto con diverse persone – soprattutto transessuali – che sono state mandate via di casa dalle proprie famiglie per il loro orientamento sessuale. "Abbiamo incontrato soprattutto giovani. E ci siamo subito chiesti – racconta Raulli – cosa potevamo fare noi per loro, nasce anche cosi Casa Arcobaleno". Spazio Aperto Servizi ha quindi deciso di attivare un dialogo con il Comune di Milano che sostiene parte dei costi del progetto. "Purtroppo però le risorse pubbliche non sono sufficienti a coprire l’intero fabbisogno, per questo siamo sempre attivi anche con la raccolta fondi".

Molte richieste arrivano da fuori regione

Le richieste sono tante: se ne contano circa 40 e molti arrivano da fuori Regione. Per questo motivo c'è "ancora bisogno di ulteriori posti letto. Attualmente ne abbiamo tre e, in caso di emergenza, possiamo arrivare a quattro. Ma purtroppo non di più.". La strada per accedere prevede l'invio di un'e-mail all’indirizzo antidiscriminazioni@comune.milano.it. Si fissa poi un colloquio con operatori specializzati, per capire se la risposta che Casa Arcobaleno può offrire è in linea con la richiesta. "Spesso ci è capitato di dover indirizzare verso l'accompagnamento al ricovero ospedaliero. Abbiamo ricevuto chiamate di persone che hanno tentato il suicidio o intenzionate a farlo, per questo abbiamo necessità di uno sportello che orienti verso la risposta migliore".

Casa Arcobaleno, indirizzo riservato perché spesso arrivano minacce dalle famiglie

Quella di Casa Arcobaleno è sicuramente un'esperienza molto particolare e delicata, per questo l'indirizzo resta riservato. "Alcuni ragazzi sono stati vittime di minacce da parte di familiari. Noi cerchiamo di favorire il riavvicinamento alle famiglie di origine, ma non sempre è semplice e possibile. Molte delle persone che hanno chiesto aiuto a Casa Arcobaleno sono persone in transizione o che hanno l’intenzione di avviarla. Per le famiglie non è sempre facile comprendere e accettare questa volontà". Le difficoltà e le fragilità dei ragazzi trovano sollievo in Casa Arcobaleno. Oltre che un'abitazione, la cooperativa offre assistenza legale, psicologica e lavorativa. L'obiettivo è uno solo: garantire autonomia e indipendenza. "Il lavoro è il primo passo verso il riscatto sociale. Se non sei autonomo – spiega Raulli – non puoi riprendere in mano la tua vita. Lavoriamo molto sulla formazione perché spesso ci sono ragazzi che non hanno completato il percorso di studi. Li aiutiamo a terminarli e poi favoriamo corsi per inserirli nell'ambiente lavorativo". Per questo motivo, durante il lockdown, sono stati realizzati dei webinar con alcuni esperti di Google Italia per spiegare ai ragazzi come scrivere efficacemente un curriculum o come sostenere un colloquio di lavoro.

La cosa più importante: che i ragazzi si sentano capiti e accolti

"Nella Casa abbiamo un limite temporale di permanenza. Questo solitamente è di sei mesi, ma si valuta di caso in caso. Il limite è più che altro un modo per fissare un obiettivo e cioè quello di trovare un lavoro, raggiungere un'autonomia. Cerchiamo di mettere a disposizione anche altri appartamenti per i ragazzi che una volta trovato un posto di lavoro possono così firmare il contratto di locazione e diventare affittuari di quello spazio". Viste le complessità di ogni caso, la struttura ha a disposizione una equipe di educatori, psicologi e al bisogno anche psicoterapeuti. "Ci sono operatori etero e omosessuali. Questo perché chi si rivolge a noi spesso ha bisogno di sentirsi accolto e di poter raccontare di sé e magari è più facile farlo con una persona omosessuale che ha affrontato a sua volta un percorso di accettazione, prima con se stesso e poi con la famiglia. Per noi la cosa più importante è infatti che i ragazzi si sentano capiti e accolti".

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