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Bullizzato dai compagni, 15enne denuncia: “La scuola non mi ha aiutato, come fossi io nel torto”

Un ragazzo di 15 anni ha denunciato alla polizia postale i soprusi di cui è stato vittima per un intero anno scolastico. Gli inquirenti hanno spostato di classe i due bulli e indagano per stabilire le responsabilità.
A cura di Fabio Pellaco
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Foto di repertorio
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È stato preso di mira per un intero anno scolastico da due bulli, ha chiesto aiuto, ma non è stato ascoltato e ha accusato la scuola di averlo lasciato solo come se fosse lui il colpevole. Dopo aver subito a lungo le angherie dei suoi compagni di classe, perpetrate anche attraverso i social, ha deciso di dire basta e ha sporto denuncia alla polizia postale.

Un anno scolastico passato a subire "scherzi"

L'ennesima storia di bullismo tra i banchi di scuola arriva da un istituto superiore di Cremona, a raccontare i fatti che gli sono accaduti è Marco (nome di fantasia per tutelare la sua privacy), un ragazzo di 15 anni. "Forse mi è successo perché sono una vittima molto facile, perché mi lamentavo, ma non mi ribellavo", ha raccontato agli agenti. Gli autori degli "scherzi" erano due coetanei, un ragazzo e una ragazza, che Marco aveva conosciuto in prima superiore.

Secondo il racconto della vittima, riportato da La Provincia di Cremona, le angherie sono iniziate a novembre. Prima gli hanno rubato il quaderno, poi a febbraio gli hanno imbrattato il banco e la sedia con l'Amuchina. "Loro continuavano, nonostante mi lamentassi. Ogni giorno c'era sempre uno scherzo diverso".

Il video postato sui social network

A maggio l'atto più grave: "Ho scoperto dal mio compagno di banco che su un profilo Instagram mi riprendevano a mia insaputa – racconta Marco –. Io ho visto tre video, in particolare uno. Mi stavo allacciando le scarpe durante il cambio d'ora, quando non c'erano insegnanti. Avevo un piede sulla sedia. Da dietro, il compagno mi ha avvolto il nastro adesivo attorno alla faccia, coprendomi gli occhi e i capelli. Ho perso l'equilibrio. Sono caduto. La ragazza filmava».

Quel video è stato postato su Instagram ed è passato di telefonino in telefonino. Allora Marco ha chiesto aiuto ai suoi professori: "Mi dicevano che è il loro carattere, che non ci potevano fare niente. Sul momento si sono arrabbiati, hanno fatto andare il ragazzo in vicepresidenza, la ragazza quel giorno non era a scuola. L'unica cosa che hanno fatto è dare una nota disciplinare, chiamare i loro genitori".

I due ragazzi sono stati puntiti con il sei in condotta nella pagella di fine anno, ma secondo il racconto di Marco per loro non è stata una grossa punizione tanto da vantarsene con i compagni. "Avevo tutta la classe contro: mi insultavano per aver fatto la spia. I professori hanno deciso di fare un incontro di solo due ore con la referente del bullismo e non è servito a niente». Dopo la metà di maggio, "la scuola mi ha offerto la psicologa: una visita sola, però, perché la scuola stava per finire".

Adesso sul caso indagano gli agenti della polizia postale ai quali Marco si è rivolto dopo la pubblicazione online del video. Grazie al loro intervento i due bulli sono stati spostati di sezione. Il maschio ha scritto sulla chat della classe: "Vendicateli, ammazzatelo". Così insieme ai genitori e all'avvocato che lo difende, Simona Bozuffi, Marco è tornato in questura per segnalare l'ennesimo sopruso.

La preside: "L'obiettivo è rasserenare la classe"

I genitori di Marco non si sentono tutelati dall'istituzione che dovrebbe coadiuvarli nella crescita dei giovani. "Noi genitori portiamo i nostri figli a scuola, il luogo per imparare, studiare, ma devono essere tranquilli. Non abbiamo trovato aiuto. I genitori dei due ragazzi non ci hanno neanche chiesto scusa. Nostro figlio vuole solo essere rassicurato dalla scuola".

La preside dell'istituto respinge al mittente le accuse di non essere intervenuti in aiuto del ragazzo: "La scuola ha agito, ha ascoltato e anche quest'anno ha attivato delle azioni a supporto. La scuola è una agenzia educativa importantissima che non può sottrarsi al suo compito educativo e formativo. I genitori hanno la responsabilità genitoriale e di accompagnare i loro figli. Deve essere una unità di intenti. La scuola sta monitorando come ha sempre monitorato, per cercare una atmosfera di serenità e di accompagnamento".

Infine, sul trasferimento dei due ragazzi in un altra sezione, la preside precisa che è stata una decisione presa all'interno dell'istituto: «Le situazioni che altri suggeriscono direttamente o indirettamente non devono pesare poi nelle scelte che la scuola fa, che è giusto che faccia e di cui ha la piena responsabilità. Se sono state prese queste scelte, è perché i docenti hanno osservato le situazioni all'interno della classe che necessitavano di serenità, perché questo è il nostro obiettivo: rasserenare tutta la classe».

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