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Blitz degli Skinheads nella sede antirazzista a Como: assolti in Appello i 13 membri del gruppo neofascista

Sono stati assolti tutti e tredici i componenti del Veneto Fronte Skinheads che nel 2017 avevano fatto irruzione in una riunione di un’associazione che si batte per la difesa dei migranti a Como e avevano letto il “proclama sulla razza”.
A cura di Giorgia Venturini
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La Corte d'Appello di Milano ha assolto tutti e tredici i componenti del Veneto Fronte Skinheads che nel 2017 avevano fatto irruzione a una riunione della rete Como senza frontiere – associazione in difesa dei migranti – e avevano costretto gli attivisti ad ascoltare un "proclama sulla razza" al grido di "basta invasione". Secondo il giudice della Corte d'Appello i tredici membri del gruppo neofascista non hanno commesso nessun reato. La sentenza ribalta quanto deciso invece in primo grado.

In 2 febbraio del 2022 il Tribunale di Como li aveva invece condannati in primo grado con l'accusa di violenza privata aggravata in concorso: la pena per due persone era stata a un anno, 9 mesi e 10 giorni, per tutti gli altri a un anno e 8 mesi. Ora invece il verdetto è stato ribaltato: non c'è stata nessuna violazione.

Il blitz del gruppo neofascista

Nel 2017 il blitz del gruppo neofascista aveva indignato gran parte dell'opinione pubblica. I militanti del Veneto fronte skinhead, tutti con le teste rasate, avevano circondato gli attivisti dell'associazione durante una delle loro riunioni e avevano letto un proclama contro la presunta invasione in atto dei migranti: "Ora – ha detto al termine della lettura uno degli skinhead – potete riprendere a discutere su come rovinare la nostra patria". I 13 membri contestavano le attività di accoglienza dei migranti. Gli attivisti pro migranti dell'associazione Como senza frontiere non avevano reagito a questo blitz durante la loro riunione: avevano scelto l'indifferenza e non avevano risposto alle provocazioni.

La reazione della politica dopo il blitz

Poche ore dopo a denunciare quanto accaduto era intervenuta l'allora presidente della Camera Laura Boldrini dichiarando: "Ritengo che sia necessario ricorrere a delle misure adeguate ma anche che sia necessario che ci sia una mobilitazione civile su questo perché non possiamo permettere a questi gruppi di sporcare la nostra bella Costituzione e la nostra democrazia, che non è compatibile con questi estremisti". Anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, aveva condannato l'episodio considerandolo una "inaccettabile intimidazione".

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