Assolto dall’accusa di stupro, ora chiede un indennizzo da 100mila euro per i 15 mesi trascorsi in carcere

Il 3 dicembre 2021 due ragazze di 22 anni sono state aggredite sul convoglio Trenord Milano-Varese e alla stazione di Venegono. La prima era stata stuprata, mentre la seconda era riuscita a sfuggire agli abusi. Per quei fatti, pochi giorni dopo, sono stati arrestati con l'accusa di violenza sessuale due giovani, un 27enne e un 24enne. Il 7 marzo scorso, però, il Collegio di Varese presieduto dal giudice Cesare Tacconi ha deciso di assolvere entrambi gli imputati "per non aver commesso il fatto". Uno dei due, però, attraverso i suoi avvocati ha depositato la richiesta presso la Corte d'Appello di un "indennizzo per ingiusta detenzione" per i 15 mesi trascorsi in carcere.
L'indennizzo richiesto dal 27enne
La cifra esatta dell'indennizzo è ancora "indefinita", ha spiegato al Corriere della Sera Maurizio Punturieri, l'avvocato che difende il 27enne insieme al collega Fabio Bascialla, "ci siamo parametrati sui 240 euro al giorno che la giurisprudenza considera cifra standard per ingiusta detenzione".
Quell'importo, che già supererebbe i 100mila euro, potrebbe crescere ulteriormente "in considerazione della giovane età del nostro cliente e in virtù del clamore mediatico che il fatto ha suscitato nell’opinione pubblica".
Le due vittime non hanno riconosciuto in loro i responsabili delle aggressioni
Insieme al 27enne Hamza Elayar era stato assolto anche il 24enne Anthony Gregory Fusi Mantegazza. Ancora non è noto se pure lui chiederà un indennizzo. Il più giovane dei due, nel primo interrogatorio dopo l'arresto, aveva rilasciato dichiarazioni di parziale ammissione in merito alla sua presenza sulla scena del crimine, poi ritrattate in fase dibattimentale.
Gli imputati sono stati assolti grazie alle testimonianze delle due vittime. Le ragazze, infatti, non hanno riconosciuto in loro gli stupratori nelle foto che gli erano state mostrate durante il processo. Il che vuol dire che Elayar e Mantegazza sono innocenti, ma anche che gli aggressori sono ancora in libertà.