Arrestata la madre di Dolores Dori, uccisa in una sparatoria: chi è la “Regina dei Sinti di Pistoia”

Si aggiunge un nuovo tassello alla vicenda che ha portato all'omicidio di Dolores Dori lo scorso giovedì 3 ottobre. La vittima era stata abbandonata all'ospedale di Desenzano del Garda (Brescia) con tre colpi di pistola tra addome e gambe. Sua madre, Amalia Levacovich, soprannominata "la regina dei sinti di Pistoia" avrebbe accompagnato Dolores nel campo rom dove sarebbe avvenuta la sparatoria e l'avrebbe fatta cominciare.
La dinamica dell'omicidio
Nella serata di giovedì 2 ottobre, a Lonato, un paese in provincia di Brescia molto vicino al lago di Garda, Dori, insieme al marito, al figlio 16enne e alla madre Amalia Levacovich si sono presentati sotto casa dei consuoceri, all'interno di un campo rom. La figlia 23enne si era già trasferita a casa del fidanzato andando contro la volontà dei genitori, che l'avevano già promessa in sposa a un altro uomo, di "rango" più elevato. La vittima sarebbe andata a casa dei consuoceri per affrontarli e per riprendere la figlia, mentre la lite sarebbe sfociata dopo poco in uno scontro armato. Dori e la madre Levacovich avrebbero aperto il fuoco, ma i rivali avrebbero risposto sparando tre colpi di pistola. L'assassino della donna, stando ai primi rilievi, sarebbe il futuro "consuocero".
La 43enne è stata poi abbandonata da un'Alfa Romeo con tarda falsificata all'ospedale di Desenzano del Garda. La donna poi sarebbe morta poco dopo a causa delle ferite da arma da fuoco che le sono state inferte. Al momento sono stati arrestati il figlio 16enne di Dori e la madre Amalia Levacovich, per tentato omicidio, considerato che anche loro avrebbero sparato all'altra famiglia, senza colpire però nessuno.
Il passato di Dolores Dori
La vittima era residente a Camponogara, in provincia di Venezia. Stando alle informazioni disponibili, nel suo passato ci sarebbero precedenti: era infatti nota alle forze dell'ordine per truffe e furti, spesso a danni di anziani. In più, suo fratello sarebbe un collaboratore di giustizia da poco inserito nel programma di protezione. Fino a pochi mesi fa, il fratello era detenuto nel carcere di Prato e aveva deciso di parlare con i magistrati per raccontare dinamiche di corruzione e traffici all'interno del penitenziario. Questo ha portato gli inquirenti a considerare la pista della vendetta, ma i video della dinamica, raccolti dai carabinieri di Brescia, sembrano parlare chiaro.