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Aria, il carrozzone voluto dalla Lega in Lombardia: il flop sui vaccini Covid è costato 22 milioni

“Aria sconta 27 anni in cui si è assunto per fedeltà più che per meriti”. Il consigliere regionale di Più Europa, Michele Usuelli, spiega così il fallimento della società partecipata di Regione Lombardia al centro di roventi polemiche per i disservizi nella campagna vaccinale contro il Covid-19. “L’idea di unire tre ‘carrozzoni’, creando un ‘carrozzone’ unico non poteva funzionare già in partenza”, racconta Usuelli. La Regione ha annunciato l’azzeramento dei vertici della società: “Continuano a cambiare i tecnici, ma la responsabilità è della politica. È la giunta la responsabile di Aria”.
A cura di Francesco Loiacono
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Regione Lombardia ha annunciato l'intenzione di azzerare i vertici di Aria, la società partecipata regionale che è al centro di enormi polemiche per via dei tanti disservizi nella campagna di vaccinazione contro il Covid-19 in Lombardia. Ma questa decisione, che il leader della Lega Matteo Salvini ha voluto intestarsi, non può nascondere altre responsabilità, oltre a quelle dei vertici della società che si dimetteranno: quelle della politica. E in Lombardia politica fa rima ormai da quasi 30 anni con il centrodestra: prima il lungo "regno" di Roberto Formigoni, poi l'avvicendamento proprio con la Lega di Salvini, nelle figure di Roberto Maroni prima e dell'attuale governatore, Attilio Fontana, poi.

La società Aria è stata voluta da Fontana nel 2019

È proprio sotto il governo Fontana che Aria, Azienda regionale per l'innovazione e gli acquisti, è nata il primo luglio 2019, inizialmente dalla fusione di altre due società regionali (Lombardia informatica, nata nel 1981 e Arca Lombardia, centrale unica per gli acquisti fondata nel 2014) e incorporando poi una terza società: Ilspa (Infrastrutture lombarde spa, fondata nel 2003). "L'idea di unire tre ‘carrozzoni', creando un ‘carrozzone' unico non poteva funzionare già in partenza", spiega a Fanpage.it il consigliere regionale di Più Europa Michele Usuelli, che questa fusione osteggiò fin dall'inizio. "C'è una parola in inglese che si chiama accountability. In Aria continuano a cambiare i tecnici, ma la responsabilità è della politica. È la giunta la responsabile di Aria", prosegue Usuelli, che sui motivi del fallimento del progetto Aria è chiaro: "La società sconta 27 anni di sistema, prima con Formigoni e poi con Maroni, in cui si è assunto per fedeltà più che per meriti".

Nei progetti di chi l'ha voluta "la forza di Aria" doveva essere quella "di fare sinergia fra competenze specializzate su tecnologie, infrastrutture e acquisti derivanti dalla fusione di 3 importanti società con una lunga storia ed esperienza alle spalle", come si legge sul sito. L'esperienza concreta ha però mostrato che, al posto di sinergia, si è creato caos: "Un esempio non legato all'attualità sono le lunghe liste d'attesa nella sanità lombarda – spiega Usuelli -. Sono legate al fatto che ogni Asst ha avuto il permesso di comprare i software che volevano, ma in questa maniera i software non si parlano tra loro e la Centrale unica di prenotazione si ingolfa". Non solo la ratio alla base della decisione di creare una società informatica regionale – cioè il "mi creo dall'interno una software house" – è venuta meno, ma si è generato anche un sistema di affidamenti esterni a consulenti su cui, come denuncia Usuelli, c'è un'opacità di fondo (l'elenco dei consulenti per l'anno 2020, sul sito web, è vuoto).

Il contratto tra Regione e Aria è costato 22 milioni di euro

La stessa opacità che Usuelli denuncia per il contratto tra Aria e Regione Lombardia al centro delle attuali polemiche: quello per il sistema regionale di prenotazione dei vaccini Covid-19 aperto attualmente agli anziani over 80 e al personale della scuola. "È un sistema arcaico, medievale, non lo chiamerei sistema di prenotazione ma sistema di registrazione e convocazione. Quando la vice presidente Letizia Moratti in Commissione Sanità ci aveva comunicato la decisione di appoggiarsi al sistema di Poste Italiane, abbiamo scoperto che il sistema di Aria è costato 22 milioni di euro. Tuttavia non sappiamo se recupereremo parte di quei soldi perché nel contratto c'era un qualche tipo di penale, sull'argomento c'è sempre stato un muro di gomma".

Dal caso camici ai bandi deserti per i vaccini antinfluenzali: i flop di Aria

La breve storia di Aria è già costellata di molti scivoloni. C'è Aria dietro il cosiddetto "caso camici", la presunta donazione di camici e altro materiale sanitario alla Regione da parte della società del cognato del governatore Fontana, Andrea Dini: una vicenda per la quale sono indagati lo stesso Fontana, Dini e Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria spa ritenuto vicino a Fontana e alla Lega e costretto a dimettersi. Sempre Aria è il soggetto appaltatore dei bandi di gara per i vaccini antinfluenzali, che si sono rivelati un altro flop: dieci quelli andati deserti, lasciando la Lombardia in affanno in un momento in cui, complice anche la concomitanza della pandemia, vaccinarsi contro l'influenza sarebbe stato molto importante.

L'ultima inefficienza: sul sistema non ci sono i numeri di telefono dei vaccinandi

Ma certo è sul tema vaccini Covid, quello più sentito dalla popolazione, che le inefficienze di Aria stanno raggiungendo livelli intollerabili, tanto da aver spinto la Regione stessa a intervenire. Dagli sms inviati in ritardo, agli anziani chiamati a vaccinarsi a centinaia di chilometri dalla propria residenza, fino agli errori nelle convocazioni che hanno portato o a sovraffollare i centri vaccinali o a chiamare meno persone del dovuto, lasciando poi alle singole Asst o ai sindaci il compito di arrangiarsi per risolvere i problemi. L'ultima inefficienza la racconta Usuelli: "Ho scoperto che il sistema non inserisce i numeri di telefono dei vaccinandi. E quindi se i medici vaccinatori hanno bisogno di chiamare le persone che non hanno ricevuto l'sms di conferma, o devono rivolgersi a coloro che sono inseriti nelle liste di riserva, devono cercare i numeri sulle pagine bianche".

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