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Anna Turina, uccisa dal genero tagliandole lo scalpo, aveva provato a chiedere aiuto alla figlia

I figli di Anna Turina raccontano in tribunale gli ultimi momenti di vita della madre che, agonizzante, avrebbe detto: “Mi vuole ammazzare”. Secondo la loro testimonianza si stava riferendo proprio al genero, Enrico Zenatti.
A cura di Fabio Pellaco
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Enrico Zenatti
Enrico Zenatti

Avrebbe tentato di ucciderla una prima volta e poi, non essendoci riuscito, ha atteso il momento propizio per finirla con un taglio alla gola. Secondo i familiari di Anna Turina, la 73enne uccisa nella sua casa in provincia di Mantova, sarebbe così che Enrico Zenatti avrebbe tolto la vita alla suocera.

I figli raccontano in aula la loro versione

Nella giornata di lunedì 18 ottobre, nell'aula della Corte d'Assise di Mantova, la figlia della vittima, Mara Savoia, 52 anni, ha ripercorso gli ultimi istanti di vita di sua madre, uccisa il 9 dicembre scorso nella villetta di famiglia nella frazione di Malavicina del comune di Roverbella.

Nel processo che si sta celebrando nel Tribunale di Mantova, Zenatti, 55enne venditore ambulante di frutta e verdura originario di Verona, è seduto sul banco dell'imputati con l'accusa di aver ucciso la suocera. L'uomo, nel 2005 era rimasto coinvolto nell'omicidio di due prostitute sudamericane, ma dopo due anni di detenzione era stato assolto in Appello. Gli screzi tra suocera e genero però non sembravano essersi mai sopiti.

Avrebbe tentato di ucciderla una prima volta

Secondo quanto riferito dalla figlia nel racconto in aula, Anna Turina si trovava in casa quando, il 9 dicembre, Zenatti avrebbe tentato di ucciderla. L'avrebbe colpita numerose volte con un'arma da taglio, mai rinvenuta, tanto da provocargli "un ampio scollamento del cuoio capelluto e la conseguente emorragia", come si legge nella contestazione mossa dal pubblico ministero.

La donna avrebbe così perso conoscenza e l'uomo, credendola morta, si sarebbe allontanato. Successivamente, Turina si sarebbe ripresa allertando al telefono la figlia: "Sto molto male. Vieni qui subito", così la figlia ha riferito il tenore della telefonata alla Corte. La 52enne si sarebbe precipitata a casa della madre avvisando il marito, Zenatti, di quella richiesta di aiuto.

La donna ha chiesto aiuto alla figlia

All'arrivo a casa, la figlia ha raccontato di aver ritrovato la madre ricoperta di sangue. "El me copa. Il papà mi vuole ammazzare", avrebbe detto la donna agonizzante. Il significato di quella affermazione è stato spiegato dal figlio Paolo: Turina, a causa delle gravi ferite riportate, credeva probabilmente di trovarsi davanti la nipote e non la figlia, per questo avrebbe utilizzato l'espressione "papà" per identificare Zenatti. Non poteva certamente trattarsi del marito di Anna Turina, perché deceduto due anni prima.

In quegli istanti sarebbe sopraggiunto proprio Zenatti che avrebbe fatto allontanare i due figli della donna, entrambi accorsi per soccorrere la madre, con la scusa di trovare i medicamenti necessari e di allertare il 118. Rimasto solo, Zenatti si sarebbe avvicinato alla suocera ferendola con un taglio alla gola che l'ha portata al decesso nel giro di pochi minuti.

Esclusa la caduta dalle scale

Nel processo indiziario i due figli si sono costituiti parte civile, assistiti dal legale Massimo Martini. In aula hanno raccontato che i rapporti in famiglia erano buoni. La vicenda che aveva visto Zenatti imputato e poi assolto quasi 15 anni fa aveva portato il matrimonio con Mara Savoia a un passo dalla rottura, ma il rapporto tra i due era stato salvato e anche i dissapori tra l'uomo e la suocera sarebbero finiti nel dimenticatoio.

I giudici dovranno ora stabilire se queste divergenze fossero realmente acqua passata oppure avessero continuato a covare sottotraccia fino al tragico epilogo. Intanto il consulente del pubblico ministero ha escluso che la causa del decesso potesse essere una caduta dalle scale, come inizialmente si era pensato.

Nella prossima udienza, il 7 novembre, saranno ascoltati i carabinieri intervenuti subito dopo il delitto e gli investigatori che hanno seguito il caso. La sentenza è prevista all'inizio del 2023.

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