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Alessia Pifferi, l’avvocato della famiglia: “D’accordo all’ergastolo, in caso contrario niente ricorso”

A pochi giorni da quella che potrebbe essere l’udienza decisiva per chiudere il processo di primo grado a carico di Alessia Pifferi, parla a Fanpage.it Emanuele De Mitri, l’avvocato della mamma e della sorella della 38enne, accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, 18 mesi, abbandonandola a casa da sola per sei giorni.
A cura di Chiara Daffini
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Il 13 maggio potrebbe essere l'udienza decisiva per chiudere il processo di primo grado, in Corte d'Assise a Milano, a carico di Alessia Pifferi, la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, 18 mesi, abbandonandola a casa da sola per sei giorni.

In attesa del giudizio, parla a Fanpage.it l'avvocato Emanuele De Mitri, legale di Viviana Pifferi e Maria Assandri, rispettivamente sorella e mamma di Alessia Pifferi, entrambe costituitesi parte civile nel processo.

Nell'udienza del 12 aprile Pifferi ha rilasciato dichiarazioni spontanee nelle quali prendeva in causa la famiglia. Qual è stata la reazione delle sue assistite?

"Sono accuse false e totalmente infondate, che Alessia Pifferi ha fatto nell'ottica di scrollarsi di dosso le responsabilità penali. L'abuso sessuale che Alessia Pifferi ha dichiarato di aver subìto da bambina da parte di un amico di famiglia, per esempio, non c'è mai stato. O quantomeno, se c'è stato, non ha mai detto nulla né alla mamma, né alla sorella, né al papà. Alessia Pifferi in quell'udienza ha detto anche che il padre era un uomo violento, che picchiava la madre. Anche questa cosa non è assolutamente vera, così come non è vero il fatto che la famiglia l'ha costretta a interrompere gli studi perché dopo quella breve parentesi di tre mesi in cui non è andata a scuola per accudire la mamma: la madre non le ha impedito di tornare sui banchi, ma è stata lei a non volerlo fare. E così come l'aspetto medico-psicologico: la famiglia non ha tenuto nascosto nulla a Alessia Pifferi, non le ha impedito di curarsi perché non c'era nessuna patologia psichiatrica da curare".

A proposito della salute di Alessia Pifferi da bambina, la sua legale nell'ultima udienza ha depositato in aula dei nuovi documenti, affermando che Pifferi avrebbe dovuto fare terapia psicologica due volte a settimana ma la madre non la poteva portare.

"Innanzitutto la famiglia non ha mai avuto questi documenti. È vero, su quei documenti c'è la firma della mamma, però la signora Assandri mi ha più volte ribadito che quei documenti venivano firmati, presi in visione, e poi lasciati dove erano stati elaborati. Quindi lei sul momento ha firmato senza nemmeno leggere con attenzione, proprio perché il quadro psichico non appariva grave e nessuno le aveva mai detto di dover fare un tipo di intervento come quello descritto dall'avvocata Alessia Pontenani".

Ci sono però stati degli incontri con lo psicologo quando Pifferi era bambina.
"La madre di Alessia Pifferi, la signora Assandri, ha accompagnato la figlia due volte dallo psicologo, ma non c'era un piano di intervento psicologico, c'era soltanto una richiesta di attenzionare la bambina perché aveva un carattere chiuso, aveva difficoltà di inserimento e difficoltà di apprendimento. Quindi le sedute si sono interrotte perché non era vista più la necessità".

E la 104 di cui parla Pontenani?
"Un conto è dire che Alessia Pifferi avrebbe potuto beneficiare della 104, un conto è sostenere che ne ha beneficiato. Nei documenti presentati dall'avvocata c’è scritto che quel disturbo (disturbo di personalità che determina difficoltà nella socializzazione e nell'apprendimento, ndr) rientra nei parametri della 104, però poi da lì a essere concessa c’è un altro passaggio, quello della vera e propria diagnosi psichiatrica, che Alessia Pifferi non ha mai fatto. Ripeto: documenti di natura psichiatrica non ce ne sono. Ci chiediamo poi perché tutti questi argomenti
sono stati tirati fuori solo in sede di spontanee dichiarazioni e non in fase dibattimentale, quando l'imputata avrebbe potuto essere sottoposta al confronto".

La famiglia le ha raccontato come è stato possibile che nessuno si fosse accorto che Pifferi lasciava la bambina in casa da sola?
"A luglio 2022 Alessia Pifferi impediva le videochiamate con la nonna, videochiamate che in precedenza venivano effettuate sempre. Stranamente, diciamo da quando aveva ripreso a frequentare la casa del compagno di Leffe, alla richiesta della nonna di fare le videochiamate con la bambina, Alessia Pifferi diceva che in quel momento non poteva farle. E tutto questo è documentato. Come poteva la famiglia pensare che la bambina invece stava da sola in casa? Ricordiamoci che la Alessia Pifferi che ha commesso il reato non è la Alessia Pifferi che voi vedete adesso in aula, adesso è un'altra persona".

In che senso?
"Ma secondo voi la Alessia Pifferi che vedete in aula (apparentemente spaesata e poco lucida,ndr) è la stessa persona che concordava le prestazioni sessuali con altri soggetti? È la stessa persona che chiedeva di avere dei rapporti sessuali in tre anche davanti alla bambina? È la stessa persona che programmava con l'autista la limousine? È la stessa che prenotava le cene per il compagno? È la stessa persona? Chiediamocelo. Quale delle due finge?"

A questo processo, nei mesi scorsi, se n'è affiancato un altro, quello a carico delle psicologhe del carcere e della legale di Alessia Pifferi. Che idea si è fatto di questa vicenda?
"Un intervento di natura psicologica come quello che è avvenuto su Alessia Pifferi è un intervento particolare, deciso su un soggetto entrato in carcere senza aver nulla, nessun problema di natura psichiatrica".

Il pm De Tommasi ha chiesto l'ergastolo per Alessia Pifferi. Come ha reagito la famiglia?
"La famiglia da me rappresentata si aspettava questa richiesta. Anche noi abbiamo l'idea che ci deve essere una pena esemplare per Alessia Pifferi. Nel caso non dovesse esserci l'ergastolo, comunque, credo che, salvo sentenze un po’ particolari, la famiglia non farà appello".

Crede possa esserci un riavvicinamento di Viviana Pifferi e Maria Assandri con l'imputata?
"Non c'è nessun motivo, nessuna volontà di riavvicinamento. Per adesso la famiglia è ferma nel distaccarsi da quello che è successo".

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