Alessia Pifferi a processo, la difesa chiede una nuova perizia psichiatrica e una risonanza magnetica

"Pifferi non ha mentito davvero, ha detto le bugie che dicono i bambini e che si scoprono subito. Non sapeva nemmeno il significato della parola simulazione, l’ha chiesto a me dopo un’udienza. Non ha empatia perché l’empatia è una caratteristica delle persone intelligenti, la follia non è stata lasciare sola la bambina per sei giorni ma lasciarla sola per la prima volta" così l'avvocata Alessia Pontenani ha cominciato, davanti alla Corte di Assise di Appello di Milano, la difesa alla sua assistita Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per la morte di stenti della figlia Diana di 18 mesi. Alla fine della sua arringa, la legale ha chiesto che l'imputata venga sottoposta a una nuova perizia psichiatrica e a una risonanza magnetica.
Secondo l'accusa, nel luglio 2022 Pifferi avrebbe abbandonato la bambina nel suo lettino per sei giorni, durante i quali si sarebbe trasferita a casa del compagno, in provincia di Bergamo. Sulla base di una consulenza psichiatrica, il giudice di primo grado ha ritenuto al momento dei fatti l'imputata fosse capace di intendere e di volere, ma la difesa chiede ora che la donna venga sottoposta a una nuova perizia. "Non dico che Pifferi sia pazza – ha detto in aula l'avvocata Potenani – voglio solo capire se ha un deficit cognitivo e come ragiona".
I documenti scolastici di Alessia Pifferi
A questo scopo, la difesa ha chiesto che venga esaminata la documentazione scolastica dell'imputata, insieme a una cartella delle Unità Operative di NeuroPsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (Uonpia). Secondo il pubblico ministero, tuttavia, queste carte sarebbero incomplete e confuse. "Nella Uonpia ci sono solo due errori, un refuso sul nome di Alessia e un unico disegno afferente a un altro bambino – ha spiegato Pontenani – io avevo chiesto di far valutare questa documentazione da un neuropsichiatra infantile perché in essa c’è anche un test che veniva somministrato ai bambini per capire se sono stati vittime di abuso sessuale".
E sempre sui documenti scolastici, che hanno rilevato deficit didattici in Pifferi bambina, Pontenani ha dichiarato: "Proprio perché si chiama età evolutiva non possiamo dare per scontato che una bambina con quelle difficoltà sia poi cresciuta normalmente. Inoltre negli anni 80 e 90 non era così comune richiedere l’insegnante di sostegno. Non dimentichiamo infine che Alessia Pifferi avrebbe dovuto avere un programma scolastico particolare, cosa che le è stata negata per volere dei genitori, i quali hanno poi risolto il problema togliendola da scuola".
La perizia psichiatrica e il test di Weis
L'avvocata Pontenani è quindi tornata sul tema della perizia psichiatrica fatta in primo grado dal dottor Elvezio Pirfo, che aveva rilevato in Pifferi la capacità di intendere e di volere: "Non metto in dubbio l’operato del dottor Pirfo – ha spiegato la legale – ma non possiamo girarci intorno: nel momento in cui Pirfo stava svolgendo la sua perizia è uscita la notizia della presunta falsificazione del test di Wais. Non possiamo negare che questa indagine parallela abbia influenzato, se non spaventato i professionisti che erano coinvolti nella vicenda. Il mio consulente si è spaventato, le psicologhe hanno smesso di lavorare".
Il riferimento di Pontenani è all'indagine che ha riguardato lei, il consulente da lei nominato, Marco Garbarini e altre cinque persone, accusate di aver aiutato Alessia Pifferi a simulare disturbi psichici. "Le psicologhe sono state indagate per aver lavorato troppo per Alessia Pifferi – ha continuato la legale – ma hanno lavorato troppo perché ce n’era l’esigenza, come poteva non esserci vedendo arrivare una mamma che aveva appena visto morire la figlia e che è entrata in carcere parlando di rossetti e vestiti". E a proposito di perizie, la difesa ha anche chiesto che venga ripetuto il test di Weis per misurare il quoziente intellettivo di Pifferi, che in un primo risultato aveva dato come esito un QI di 40, pari a quello di un bambino di 6 o 7 anni.
Le richieste della difesa: una nuova perizia e una risonanza magnetica
L'avvocata è quindi tornata sulla vita di Pifferi prima della morte di Diana, ribadendo che la donna non era a conoscenza della propria gravidanza, un'ipotesi che questa mattina era stata smentita dal pm, secondo il quale lo sapeva anche la madre: "Alessia Pifferi non ha avuto una vita normale, non è vero che la mamma sapeva della gravidanza e non lo sapeva perché non si è mai preoccupata di chiederle se avesse fatto un controllo prenatale. Perché avrebbe dovuto mentire sul sapere o meno la gravidanza? Io sono certa che se in quel momento non ci fosse stato il compagno di allora, Diana non sarebbe sopravvissuta al parto".
"Pifferi è una donna rovinata ormai – ha concluso l'avvocata Pontenani – non ha futuro, che trascorra 15 o 20 anni in carcere non le cambierà nulla, ma è una questione di giustizia, anche per Diana. E dovrebbe volerlo anche la famiglia, per capire se ha una figlia e una sorella assassina oppure se quanto accaduto è una conseguenza inevitabile dello stato di abbandono a cui è stata condannata da chi doveva occuparsi di lei. Chiedo quindi una nuova perizia e di avere anche una risonanza magnetica. Chiudiamo questo processo ma chiudiamolo in modo da comprendere davvero quello che è accaduto". La Corte si è quindi ritirata.
(Ha collaborato Chiara Daffini)