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Alberto Genovese arrestato per stupro

Alberto Genovese in chat: “Sono un porco pedofilo, ho un range 16/20”

In una chat con amici, finita agli atti dell’inchiesta per violenza sessuale aggravata per cui è stato chiesto il suo rinvio a giudizio, l’imprenditore Alberto Genovese scriveva: “Io sono un porco pedofilo, ho un range 16/20, in Italia è legale, tecnicamente”. I pubblici ministeri lo accusano di aver drogato e stuprato in due diverse occasioni due ragazze. Genovese si difende sostenendo che fossero consenzienti.
A cura di Francesco Loiacono
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"Io sono un porco pedofilo, ho un range 16/20, in Italia è legale, tecnicamente". È questo, secondo quanto riporta il "Corriere della sera", uno dei messaggi inviati da Alberto Genovese in una chat con altri amici, risalente al 28 agosto dello scorso anno. È uno degli elementi contenuti nell'inchiesta che lo vede coinvolto con le accuse di aver drogato e poi stuprato due ragazze: una 18enne nel suo attico milanese "Terrazza sentimento" e una 23enne in una villa di Ibiza affittata durante le vacanze estive del 2020. Le indagini su questi due episodi sono state chiuse e per Genovese e, nel caso di Ibiza, la sua ex fidanzata Sarah Borruso, i pubblici ministeri Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, coordinati dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, hanno chiesto il rinvio a giudizio.

La tesi dell'imprenditore e le accuse degli inquirenti

Lo scorso 8 ottobre il 43enne imprenditore digitale, fondatore di start up di successo, aveva chiesto di essere interrogato dagli inquirenti per ribadire la sua linea difensiva. Genovese ha continuato a sostenere di essere stato fino a poco fa schiavo della droga e che nella stessa situazione si sarebbero trovate anche le due ragazze che lo hanno accusato delle violenze. La tesi dell'imprenditore è che le due ragazze erano consenzienti e avevano chiesto loro di assumere droghe prima di rapporti sessuali estremi con Genovese. Una versione opposta a quella dell'accusa, che sostiene invece che sia stato il 43enne a drogare (in un caso con la complicità dell'ex fidanzata) le due giovani per poi abusarne sessualmente.

Dall'arresto del 6 novembre 2020 al processo

Il caso che ha portato Genovese in carcere risale alla notte tra il 10 e l'11 ottobre 2020 a Milano: la presunta vittima di Genovese, una ragazza all'epoca 18enne, si rivolse alla polizia denunciando le violenze subìte dall'imprenditore nel suo lussuoso attico nel centro di Milano, teatro di feste in cui droga e alcol erano presenti in gran quantità. Il 6 novembre per Genovese era scattato l'arresto e il trasferimento nel carcere di San Vittore: in seguito sono venuti fuori altri episodi analoghi a quello della 18enne, tra cui un presunto stupro avvenuto il 10 luglio del 2020 nella residenza estiva dell'imprenditore che ha portato a una seconda accusa per Genovese e la sua ex fidanzata. Da luglio di quest'anno Genovese non è più in carcere: si trova ai domiciliari in una clinica di Varese per disintossicarsi dalla cocaina, dipendenza in cui ha detto di essere scivolato nel 2016 dopo la separazione da una donna con cui aveva convissuto per sette anni. Adesso l'uomo, assistito dagli avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari, dovrà scegliere la strategia difensiva: potrebbe infatti chiedere il rito abbreviato, che comporta lo sconto di un terzo in caso di condanna.

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