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Ai genitori non piace il suo fidanzato: ragazza sequestrata in casa per due settimane

Sequestrata in casa per 15 giorni: è l’incubo vissuto da una ragazza di 20 anni residente ad Asola, nel Mantovano. La giovane si è fidanzata con un ragazzo sgradito ai genitori: il padre l’ha chiusa in casa rompendole il cellulare per impedirle di comunicare all’esterno. La ragazza è poi riuscita ad avvertire i carabinieri, che oltre al sequestro hanno scoperto una storia di sfruttamento nell’azienda tessile del padre.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Una ragazza di 20 anni ha raccontato ai carabinieri di essere stata sequestrata in casa dalla sua famiglia per 15 giorni. La vicenda, che ha portato al momento a tre denunce per sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia, violenza privata e sfruttamento del lavoro, è avvenuta ad Asola, in provincia di Mantova. Sfortunata protagonista una giovane di nazionalità cinese che per oltre due settimane sarebbe stata costretta a rimanere chiusa in casa dai genitori, che non approvavano il suo fidanzamento con un ragazzo di nazionalità pakistana.

Il fidanzato in questione lavorava nella ditta di famiglia della 20enne, un'azienda tessile. Una volta scoperta la relazione sentimentale tra la figlia e il suo operaio, il padre ha chiuso in casa la ragazza rompendole il cellulare per impedirle di comunicare all'esterno e sottraendole i documenti d'identità. La ragazza sarebbe stata anche picchiata dal genitore, che le aveva detto che non l'avrebbe liberata fino a quando non avesse cambiato idea.

La ragazza non ha però voluto rinunciare all'amore: approfittando di un momento di distrazione della madre è riuscita a sottrarle il cellulare e a contattare il fidanzato, che è poi riuscito a sua volta a procurarle un altro telefonino col quale la giovane è riuscita a chiamare i carabinieri la mattina dello scorso venenrdì 3 settembre. I militari dell'Arma sono così intervenuti e hanno liberato la ragazza. Dai racconti suoi e del fidanzato, che nel frattempo era stato licenziato dal padre, è emerso che l'uomo, già noto per irregolarità sul lavoro, per anni aveva sfruttato i due ragazzi, costringendoli a giornate lavorative estenuanti senza nemmeno, nel caso della figlia, una minima retribuzione.

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