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Aggredito a bottigliate, 25enne muore in ospedale dopo due giorni: fermato un 30enne

Un 30enne è stato fermato in quanto considerato presunto responsabile della morte di un 25enne. Il giovane era stato soccorso in un parcheggio con diverse ferite da taglio. Sui vestiti del presunto aggressore sono state trovate tracce di sangue.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Yassine Ezzabir è morto nella notte all'ospedale Civile di Brescia. Il 25enne era stato ferito a bottigliate nella serata di domenica 12 marzo tra via Creta e via Elba, nel quartiere Don Bosco. Per il suo omicidio, i carabinieri hanno fermato all'alba di questa mattina, 14 marzo, un 30enne considerato il presunto aggressore. Lui, per il momento, nega ogni coinvolgimento ma sui suoi vestiti sono trovate tracce di sangue. Nelle prossime ore verrà disposta la prova del Dna, per verificare se questo appartiene al 25enne morto.

L'aggressione e l'arrivo dei soccorsi

L'aggressione è avvenuta intorno alle 21:30 di domenica sera. Per motivi ancora da chiarire, il 25enne marocchino è stato colpito diverse volte con una bottiglia di vetro. Ezzabir è riuscito a fuggire dal suo aggressore, finendo in un parcheggio poco lontano. Ad avvertire i soccorsi sono stati alcuni residenti che lo hanno trovato a terra. A richiamare la loro attenzione è stato il rumore della sbarra semiautomatica che delimita il parcheggio che il 25enne ha rotto cadendoci sopra.

I soccorritori lo hanno rianimato sul posto e lo hanno trasferito all'ospedale Civile che era ancora in vita. Aveva, però, un grave trauma cranico e diverse ferite da taglio. Le sue condizioni si sono aggravate sempre di più, fino al decesso nella notte tra lunedì e martedì 14 marzo.

Fermato il presunto aggressore, trovate sui vestiti tracce di sangue

Poco dopo, i carabinieri hanno fermato il suo presunto aggressore: un 30enne di origini africane senza fissa dimora e con precedenti per reati di droga e furto, proprio come il 25enne deceduto.

Il 30enne ha negato ogni responsabilità, limitandosi a dire che conosceva la vittima. Gli inquirenti sono arrivati a lui guardando le registrazioni delle telecamere installate nella zona dove è avvenuta l'aggressione. La prova del Dna consentirà di verificare se le tracce di sangue che sono state trovate sui suoi vestiti appartengono, o meno, a Ezzabir.

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