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8 marzo, a Milano la Casa delle Donne rischia di dire addio ai suoi spazi

È scaduto il comodato d’uso per la sede della Casa delle Donne di via Marsala a Milano: ora l’associazione rischia di dover rinunciare ad alcuni suoi spazi. Il Comune di Milano infatti ha avviato il nuovo bando e per il regolamento di Palazzo Marino gli immobili comunali devo garantire un reddito: “Speriamo ancora di essere noi l’associazione a cui verranno destinati gli spazi, ma anche se fosse il regolamento prevede il pagamento di un affitto, seppur con uno sconto, che noi non potremo permetterci”, spiegano a Fanpage.it dalla Casa delle Donne. E poi aggiungono: “Vogliamo che ci venga riconosciuto che noi siamo lì, che l’ex scuola di via Marsala non è uno spazio qualunque”.
A cura di Giorgia Venturini
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La Casa delle Donne di Milano rischia di perdere parte dei suoi spazi. Dopo otto anni l'associazione potrebbe a breve trovarsi costretta a lasciare parte delle aule dell'ex scuola di via Marsala, diventata la sede delle donne in città nel 2013 dopo aver vinto un bando del Comune quando alla guida c'era l'ex sindaco Giuliano Pisapia. Spazi poi di nuovo riassegnati a loro nel 2016 con il sindaco Giuseppe Sala. Ora qualcosa potrebbe andare storto: il contratto infatti è scaduto nel 2019 e tutto è rimasto congelato. Fino allo scorso 15 gennaio quando una delibera del consiglio comune scrive nero su bianco le "linee di indirizzo per la concessione di uno terzo di alcuni locali dell'immobile di via Marsala da destinare ad attività sociali, culturali, educative e formative per la partecipazione attiva dei cittadini". In altre parole la sede può essere riassegnate ad altre associazioni, ma gli accordi burocratici sono molto più complessi.

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L'associazione è richiesto di pagare un affitto

"Fino ad oggi – come spiegano dalla Casa delle Donne a Fanpage.it – abbiamo raggiunto un patto di collaborazione con il Comune ma solo per un'area di tre aule". Insomma, una piccola zona se si considera che l'intero edificio conta 900 metri quadri. Tutto il resto è messo a bando. E ammesso che sia ancora l'associazione a vincerlo sorgerebbe poi un altro problema: per il regolamento di Palazzo Marino gli immobili comunali devo garantire un reddito – ovvero quindi affittati a prezzo di mercato – altrimenti potrebbe intervenire la Corte dei Conti. Non occorre nessun particolare calcolo per capire che l'affitto di un'ex scuola di queste dimensioni non può essere sostenuto da un'associazione no profit: "Anche se venisse attuato lo sconto del 70 per cento, come previsto per legge per realtà come la nostra, parliamo sempre di 40mila euro all'anno", spiegano dall'associazione. Dal 2013 infatti la Casa delle Donne è in comodato d'uso, ovvero affitto gratis e "solo" circa 12mila euro di spese. "Le cifre dell'affitto per noi sono assurde se contiamo anche che siamo in un periodo in cui la pandemia ha bloccato tutte le raccolte fondi e i tesseramenti".

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In corso la trattativa tra Comune e Casa delle Donne

Dopo la delibera del 15 gennaio ora però sembra esserci spazio di trattativa tra l'associazione e il Comune. La Casa delle Donne propone il "modello Torino", dove l'amministrazione ha aumentato lo sconto sull'affitto per le associazioni no profit al 90 per cento. Ma al centro dei pensieri della Casa delle Donne non ci sono solo conti e affitto: "Dopo aver letto la delibera siamo rimaste colpite dal fatto di non aver trovato neanche un riferimento alla Casa delle Donne e al protagonismo delle donne in questa città in genere", come precisano dall'associazione in una lettere pubblicata anche sulle loro pagine social. E poi denunciano: "Se si tratta di una svista linguistica non è un fatto di poco conto poiché dovrebbe essere assodato che la cittadinanza non sia fatta solo di uomini". Eppure oggi è l'8 marzo non mancheranno citazioni e nessuna svista linguistica: "Vogliamo che ci venga riconosciuto che noi siamo lì, che l'ex scuola di via Marsala non è uno spazio qualunque. Qui facciamo i nostri laboratori, qui assistiamo e aiutiamo donne in difficoltà".

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