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Migranti, Matteo Salvini: “Spostati 42 milioni di euro dall’accoglienza ai rimpatri”

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dichiarato di aver recuperato 42 milioni di euro dai fondi per l’accoglienza e di averli destinati ai rimpatri degli immigrati irregolari. Ogni anno sono circa 7mila i cittadini stranieri allontanati con la forza dall’Italia, per un costo di oltre 6mila euro ciascuno.
A cura di Giorgio Tabani
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  Il ministro dell'Interno Matteo Salvini, nel corso una conferenza stampa congiunta con il vicepresidente del Consiglio presidenziale della Libia Ahmet Maitig, ha reso noto di aver spostato sul fondo per i rimpatri la cifra di 42 milioni di euro, originariamente destinata all'accoglienza. L'operazione, ha spiegato il ministro, è stata possibile grazie a un'attenta verifica di "tutti i progetti in corso finanziati da Italia ed Europa sulla cosiddetta integrazione e sull'accoglienza". L'obiettivo di Salvini resta sempre quello di colpire "quello che era un business che faceva arricchire pochi sulle spalle di molti" e utilizzare i fondi recuperati in questo modo per "un investimento in sicurezza e in rimpatri".

Secondo i dati della Polizia di Stato "nel 2017 gli Uffici Immigrazione delle Questure hanno complessivamente eseguito 21.555 rimpatri di cittadini stranieri e comunitari espulsi o allontanati dall’Italia" ma, escludendo i rimpatri volontari, la cifra scende a 20.293. Gli stranieri respinti alla frontiera di terra nel 2016 sono stati, invece, 10.218, mentre nell’anno 2017 sono stati 11.805; infine "sono 6.849 gli stranieri espulsi (o respinti dai Questori) e i cittadini comunitari allontanati con esecuzione forzata". Per quanto riguarda le esecuzioni forzate, spesso oggetto di critiche per le modalità con cui vengono effettuate, è stato necessario:

scortare nei rispettivi paesi di destinazione 3.694 (circa il 54%) rimpatriati, mediante l’impiego di personale specializzato della Polizia di Stato (3.056 con voli di linea o navi e 5.735 con voli charter): 2.346 di essi sono stati scortati a bordo di ben 79 voli charter (appositamente noleggiati), realizzati anche in forma congiunta in collaborazione con FRONTEX e altri Paesi membri dell’U.E.

La scelta di aumentare i fondi per i rimpatri si insierisce in una discussione più ampia sugli alti costi che lo Stato deve sostenere per i rimpatri. Un’indagine dell’EUobserver sui rimpatri congiunti con voli aerei coordinati dall’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha stimato un costo di circa 5.800 euro per ogni migrante rimpatriato verso il suo paese di origine. Ai costi per i voli vanno aggiunti poi l'eventuale pernottamento e l'indennità di missione per i poliziotti di scorta, le spese per la detenzione prima della partenza e quelle concernenti la gestione delle varie pratiche, prima fra tutte il riconoscimento dell'identità. In Italia il rimpatrio viene realizzato infatti "anche mediante il preventivo trattenimento delle persone da rimpatriare nei C.P.R.", i Centri di Permanenza per i rimpatri (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Torino), pensati dal decreto Minniti come strutture detentive per stranieri senza permesso di soggiorno. Alla data del primo dicembre 2017 i Cpr avevano 417 persone al loro interno su una capienza effettiva di 500 posti, sebbene il progetto dell'ex ministro Marco Minniti fosse di arrivare a 1.600. Salvini ha ribadito alcune settimane fa di voler rafforzare ed estendere questi centri, come peraltro previsto dal contratto di governo, in cui si parlava della necessità di "prevedere l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza sufficiente per tutti gli immigrati irregolari, presenti e rintracciati sul territorio nazionale, garantendo la tutela dei diritti umani".

L'obiettivo dichiarato è quello di aumentare il numero di rimpatri, nella considerazione, messa nero su bianco sempre nel contratto di governo, che in Italia ci sarebbero oltre 500mila immigrati irregolari. Il dato è una stima, dato che non può esistere un registro ufficiale degli immigrati irregolari, ma sembrerebbe confermato dalla Fondazione ISMU nel suo Rapporto annuale sulle Migrazioni: al 1° gennaio 2017 non sarebbero stati in possesso di un valido titolo di soggiorno 491mila stranieri (contro i 435mila alla stessa data dell’anno precedente), con un'incidenza di circa l'8% sul totale della popolazione straniera regolarmente in Italia. Cifre simili a quelle fornite dalla Caritas, ma altri fanno calcoli più bassi: Ugo Melchionda, di Idos (Immmigrazione dossier statistico), indica un numero compreso "tra 350mila persone e 490mila". Su questi numeri, Salvini ha intenzione di agire. Attualmente l’Italia rimpatria fino a un massimo di 80 tunisini a settimana con due voli charter ed esistono accordi con Egitto, Nigeria e Gambia. Il Marocco non accetta charter e quindi si utilizzano voli di linea: per ogni migrante sono necessari due agenti; stesso prassi per chi viene dal Bangladesh, dal Pakistan o dal Sudamerica.

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