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Migranti, le loro condizioni di salute sono simili a quelle degli italiani

I migranti vengono ritenuti responsabili della diffusione di malattie come l’Aids, la tubercolosi e la malaria. Ma i dati dell’Oms smontano questi allarmismi.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'idea che i migranti possano essere portatori di malattie è stata smentita da vari rapporti. L'osservatorio Open Migration ne cita alcuni: incrociando i dati si evince che i migranti e i rifugiati che arrivano in Italia hanno condizioni di salute simili a quelle del resto della popolazione. Per Zsuzsanna Jakab, direttrice dell'ufficio europeo dell'Oms, la percentuale di migranti “Che arrivano in stato di salute compromesso è compresa tra il 2 e il 5%, e si tratta di patologie dell’apparato cardiocircolatorio, mentale o legate allo stato di gravidanza, ma per lo più sono ferite dovute a incidenti". Secondo l'Oms insomma il rischio di importazione di agenti infettivi esotici e rari “È estremamente basso”. Questa ipotesi è dimostrata anche dalle linee guida pubblicate dall'INMP, che smonterebbero gli allarmismi sulle ipotesi di contagio.

Come ha spiegato il medico Giovanni Baglio, epidemiologo dell’Istituto Nazionale Salute Migrazione e Povertà (INMP) "La stragrande maggioranza di coloro che vengono a cercare lavoro in Europa partono in ottime condizioni di salute, se soffrissero di tubercolosi in forma conclamata, e quindi infettiva, non potrebbero resistere al viaggio”. È il cosiddetto effetto "migrante sano", secondo cui partirebbero da Paesi più disagiati solo persone che godono di ottima salute, e sono in grado cioè di affrontare un viaggio faticoso.

A proposito di patologie come l'Hiv o la tubercolosi le percentuali sono molto basse. Sulla diffusione in particolare dell'Hiv in Europa, l'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha rilevato che solo il 2,6% dei delle diagnosi viene fatta su persone che vengono dall'Africa sub-sahariana, e che nel 2014 l'incidenza straniera di casi di Hiv in Europa è stata del 27,1%.

Per quanto riguarda la diffusione della tubercolosi, come ricorda Giovanni Baglio dell'INMP, la malattia "Ha una progressione molto lenta, e si può manifestare anche dopo parecchi anni. Il periodo della traversata dei barconi è troppo breve". In Italia i casi di Tbc sono diminuiti. Ma secondo l'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, "La frequenza di casi di Tbc notificati a persone nate all’estero rispetto alla popolazione residente straniera, si osserva un forte decremento con valori quasi dimezzati nell’arco del decennio di osservazione a fronte di una sostanziale stabilità dell’incidenza nel complesso della popolazione". Detto in altre parole in Italia, tra il 2003 e il 2012, tra gli stranieri l'aumento dei casi di tubercolosi non è cresciuto in modo direttamente proporzionale rispetto all'aumento del numero di migranti residenti (+154%).

L'Oms ha individuato delle malattie specifiche proprio per i migranti che arrivano con i gommoni, malattie però che non comporterebbero alcun rischio per gli europei: si va da “ferite accidentali, ipotermie, bruciature, malattie gastrointestinali, cardiovascolari, legate alla gravidanza, diabete e ipertensione”. Oppure tra coloro che arrivano spesso viene riscontrata la "malattia dei gommoni", che consiste in ferite e ustioni provocate dalla presenza sui barconi delle taniche di carburante.

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