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Matteo Renzi ammette: “La rottamazione si è fermata a metà, anche per colpa mia”

A quattro mesi di distanza dalla sconfitta elettorale del 4 marzo, arriva una analisi di quanto avvenuto nell’ultima enews di Matteo Renzi. L’ex segretario del Pd si prende la responsabilità del “mancato rinnovamento del gruppo dirigente, soprattutto al Sud”, e aggiunge che “la rottamazione si è fermata a metà”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’ultima enews di Matteo Renzi è una sorta di analisi della sconfitta, arrivata però a quattro mesi di distanza dalla disfatta elettorale del 4 marzo. E l’ex segretario del Pd si prende anche, almeno in parte, la responsabilità di quanto avvenuto. In primis per il “mancato rinnovamento del gruppo dirigente, soprattutto al Sud”. Punto di cui si auto-accusa di essere “il principale responsabile”. “La rottamazione – secondo Renzi – si è fermata a metà”. Renzi individua anche altri motivi che hanno portato alla sconfitta: “Il vento populista dall’estero, le divisioni fratricide assurde, il logoramento della leadership in polemiche interne costanti. E naturalmente gli errori della campagna elettorale: abbiamo pensato che un’algida sobrietà fosse sufficiente a prendere i voti di chi invece vuole un sogno per cui lottare, un orizzonte verso il quale camminare”.

Renzi ammette anche altri errori fatti durante il periodo di governo Pd: “La marcia indietro sui voucher è stato un errore, il balletto sul sì o no rispetto alla fiducia sullo Ius Soli è stato un autogol, il dibattito auto imposto sulla coalizione è stato assurdo, lo stop al provvedimento Richetti sui vitalizi incomprensibile”. L’ex presidente del Consiglio attacca anche l’attuale governo, che fa “annunci roboanti senza costrutto”. E torna poi a evidenziare i problemi interni al suo partito: “Il Pd purtroppo continua con le divisioni interne che per me sono state una delle cause della sconfitta elettorale. Abbiamo deciso di fare un nuovo congresso, con nuove primarie: speriamo che almeno stavolta chi vincerà le primarie possa guidare il partito senza il fuoco amico dei propri compagni di strada. Speriamo cioè che i capicorrente, per una volta, rispettino il mandato delle primarie”.

Sul Pd Renzi si sofferma anche parlando del successo raggiunto nel 2015-2016: “Abbiamo raggiunto una forza che nessuno ha mai avuto in Italia: avevamo 6.000 comuni su 8.000, 17 regioni su 20, la maggioranza assoluta del Governo, il 41% alle europee. Neanche la Dc dei tempi d’oro aveva così tanto potere. Anziché utilizzarlo per pensare alla mia fiducia personale o alla mia carriera ho deciso insieme a tutti voi di investire ogni secondo per provare a cambiare l’Italia e a liberarla dalle sabbie mobili. Abbiamo commesso errori ma oggi il Paese sta meglio di prima. E lo confermano tutti gli indicatori, a cominciare da quello sui posti di lavoro”.

Infine, Renzi – tornando su quanto affermato sabato all’assemblea del Pd – parla anche di futuro e delle battaglie da condurre:

Ho parlato del mio futuro. Per me c’è una grande battaglia davanti a noi, la battaglia culturale. Che è politica. Spiegare che non si può capitolare davanti alla propaganda e alle fake news, che non si può accettare di demonizzare gli avversari distruggendone la reputazione con prove false e denigrazioni vere, che non si può vivere di paura per cui alla fine diventeremo un Paese pieno di muri e armato fino ai denti. Loro vogliono chiudere i porti? E noi dobbiamo aprire i musei, i teatri, le scuole, i laboratori. Loro giocano sulla paura? E noi dobbiamo investire sul volontariato, sull’associazionismo, sul terzo settore. Loro dipingono il domani come una minaccia? E noi dobbiamo recuperare il senso del futuro come progresso, come opportunità, come speranza. Un euro in cultura, un euro in sicurezza. Intendo dare il mio contributo soprattutto a livello educativo e culturale. Senza farmi trascinare dalle diatribe interne di chi – nel Pd – passa il tempo ad attaccare me e non si rende conto che sta attaccando il Matteo sbagliato.

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