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Massacrata dal vicino con 25 coltellate, torna libero l’assassino di Mara

“È stato per i cani, abbaiavano troppo”. Nel 2007 Alessandro Doto, disoccupato 35enne, ha ucciso la sua vicina di casa, Tamara Monti, massacrandola con 25 coltellate. Dopo dieci anni dai fatti l’assassino della bella addestratrice di delfini, al tempo riconosciuto seminfermo di mente, sta per tornare libero.
A cura di Angela Marino
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Due febbraio 2007: lui è nell’atrio che l’aspetta, con il coltello in mano; lei sta rincasando nel condominio di Riccione dopo una giornata di lavoro. Alessandro Doto, 35enne disoccupato e con disturbi di psichiatrici, le si avventa addosso colpendola per venticinque volte. Tamara Monti, bellissima 37enne addestratrice di delfini muore senza neanche sapere il perché, alla vigilia del suo trasloco in una nuova casa. Sono passati esattamente dieci anni da quel venerdì e l'assassino di Tamara, reo confesso, ha già potuto godere di un permesso premio con i suoi familiari, non solo: alla fine del 2018 potrebbe già essere libero. Mara, come la chiamavano affettuosamente, era originaria di Cantù (Como) e viveva da tempo a Riccione con il compagno, con il quale si sarebbe dovuta sposare. Aveva una vita piena, una sorella, dei nipotini. Tutti, oggi, si chiedano se dieci anni si possano considerare una pena equa per quel delitto senza un movente.

L'omicidio

"È stato per i cani" disse agli inquirenti dopo l'arresto, "Abbaiavano troppo". Fra Tamara e quel vicino silenzioso, infatti, non esisteva alcun tipo di rapporto né c'erano stati in passato problemi o battibecchi. Alessandro Doto non si era mai neanche lamentato per l'abbaio dei cani che Mara e il suo fidanzato Robert Gojceta, un ragazzo belga-croato conosciuto al parco Oltremare, addestrando delfini, si sarebbero trasferiti l'indomani portando con sé anche gli animali, informazione che Doto conosceva. L'ipotesi di un delitto commesso senza ragione, in uno stato di confusione, fa balenare subito l'ipotesi di una infermità mentale. Doto viene visitato e i periti concludono che soffre di un disturbo delirante che lo rende ‘socialmente pericoloso‘. In poche parole, può uccidere di nuovo.

All'interno del processo celebrato con rito abbreviato, gli avvocati della difesa, Stefano Caroli e Moreno Maresi, chiedono il riconoscimento della totale infermità mentale, il pm, invece, chiede una pena di 30 anni per omicidio aggravato dalla premeditazione. Alla fine, il magistrato riminese, Lorena Mussoni condanna Doto a 14 anni di reclusione e tre di ospedale psichiatrico giudiziario, respingendo la richiesta del pm e anche quella della difesa, che puntava all'infermità totale.

La polemica

Bastano dieci anni per riabilitare un uomo con gravi disturbi e per annullare la sua ‘pericolosità sociale'? Questa la domanda che chi conosceva Mara si sta ponendo in queste ore e che sta circolando anche sui social network, dove si è generata una accesa polemica. Nel decennio della violenza di genere, c'è chi si chiede se sia accettabile che l'omicidio di una donna venga punito con una pena così lieve.

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