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Caos a Torino in Piazza San Carlo

Marisa, rimasta tetraplegica dopo i fatti di Torino: una raccolta fondi per aiutarla

La tragedia dello scorso 3 giugno in piazza San Carlo, durante la diretta della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, continua per Marisa, 63 anni, rimasta paralizzata dal collo in giù. Il figlio: “Migliora, ma ha bisogno di assistenza 24 ore su 24”.
A cura di Biagio Chiariello
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Marisa Amato, 63 anni, non ama il calcio, quella sera dello scorso giugno era uscita solo perché voleva andare a cena. Neanche aveva pensato che quel sabato, la Juventus era impegnata nella finale di Champions League (poi persa) contro il Real Madrid a Cardiff e che nella centralissima piazza San Carlo a Torino si era radunata una folla di tifosi bianconeri per seguire la partita dal maxi schermo. Quella stessa folla che all’improvviso l’ha travolta, mentre passeggiava per strada con il marito, buttandola a terra e calpestandola più e più volte.

Oggi, a distanza di oltre cinque mesi e con le indagini ancora in corso, Marisa è l'unica dei 1526 feriti a essere ancora ricoverata in ospedale. Ha subito gravi lesioni alla colonna vertebrale, è tetraplegica, paralizzata dal collo in giù. “Adesso, tutto sommato, è migliorata. Può respirare liberamente e nutrirsi senza il sondino. È sorprendente come riesca a sorridere a tutti quando vanno a trovarla”, dice il figlio Danilo. “Mio papà, quando racconta quel momento, ricorda solo di essere stato calpestato da una massa di persone, schiacciato ripetutamente a terra. Non riusciva a rialzarsi. Poi lui e mamma hanno perso i sensi” spiega il ragazzo.

Anche il padre è rimasto ferito, ma ha subito recuperato. E adesso passa le sue giornate accanto alla moglie, in quella camera dell’ ospedale Cto di Torino. “L’unica cosa certa – dice il figlio Danilo – è che mamma dovrà affrontare ancora molte sfide. Ha fatto gradi progressi, finalmente comunica e riesce ad esprimersi. Solo un mese fa non riusciva a parlare. Ma per ottenere questi piccoli miglioramenti sta facendo molta fisioterapia. Malgrado tutto ciò, i medici non sono in grado ad oggi di dirci quando potrà lasciare l’Unità Spinale. Il nostro desiderio è di portarla a casa”. Danilo e i suoi fratelli hanno creato una pagina Facebook: ‘Aiutiamo Marisa Amato’, per raccontare la sua battaglia quotidiana e hanno lanciato anche una raccolta fondi su fb per poter assistere la mamma.

Naturalmente questa storia avrà avrà un seguito processuale, e sarà non breve. Qualche giorno fa è arrivato un avviso di garanzia anche per il sindaco Chiara Appendino. “La nostra azione legale è una cosa doverosa, ma non abbiamo intenzione di fare polemiche, né recriminazioni. Non sarebbero utili a nessuno. Ci affidiamo alla giustizia, senza cercare accanimenti. La prima persona a non volerlo è proprio mia mamma. Malgrado tutto, non prova rancore” ammette Danilo.

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