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Marco Minniti: “In Libia c’è la guerra, ma governo pensa a non far sbarcare 64 migranti”

L’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni si dice molto preoccupato per la situazione in Libia e attacca il governo Conte e le scelte di Matteo Salvini: “Bisogna prendere atto che il ruolo dell’Italia in Libia è seriamente messo in discussione. I 64 migranti? Questione si poteva risolvere in 30 secondi”.
A cura di Redazione
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La situazione in Libia rischia di precipitare da un momento all'altro, con le truppe di Haftar a un passo dall'ingresso a Tripoli e l'annunciata "resistenza" dei reparti fedeli a Serraj, mentre il governo italiano si preoccupa esclusivamente di opporsi allo sbarco dei 64 migranti soccorsi da una ONG tedesca, non comprendendo in pieno cosa sta accadendo sulle coste libiche. È questo, in estrema sintesi, il pensiero che l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti rilascia ai taccuini de La Repubblica, con una lunga intervista nella quale fa il punto della situazione e lancia l'allarme sul ruolo internazionale del nostro Paese. "Comunque vada a finire, bisogna prendere atto che il ruolo dell’Italia in Libia è seriamente messo in discussione", spiega Minniti, aggiungendo: "E non è una questione da poco visto che la Libia è per l’Italia governo dei flussi migratori, sicurezza perché non governata può diventare riferimento sicuro per i foreign fighters di ritorno dalla Siria che sono migliaia, e questione energetica e ricordo solo che l’Eni in queste ore sta evacuando il suo personale".

Se la situazione in Libia collassasse, c'è il rischio di una vera e propria emergenza sbarchi, secondo Minniti: "L’Italia si ritroverebbe frontiera di una guerra civile in Libia con tutto quello che significherebbe in termini di flussi migratori che coinvolgerebbero la stessa popolazione libica. Ci troveremmo di fronte ad una emergenza straordinaria, anche in termini di sicurezza. Una roba da allarme rosso di fronte alla quale il governo dovrebbe convocare un comitato di crisi ad horas". Invece, nella sua lettura, il governo perde tempo a discutere cinicamente del destino di 64 vite, una questione che si sarebbe potuta risolvere "in 30 secondi".

Tutto ciò, chiosa l'ex candidato alla carica di segretario del Partito Democratico, dice molto anche sulle scelte del governo in materia di alleanze internazionali e peso nello scacchiere politico complessivo:

È evidente che bisogna saperlo gestire per ridurre a livello fisiologico la competizione e far prevalere la cooperazione. Con la Francia abbiamo scelto la strada dello scontro. Abbiamo aperto un contenzioso inconcludente per ridurre la sua importanza sull’altra sponda del Mediterraneo. E abbiamo ottenuto l’opposto. Si è infiacchito il rapporto con Ciad, Mali, Niger con i quali avevamo avviato una comune cabina di regia per il controllo strategico del confine meridionale della Libia e stiamo perdendo anche quello. Si chiama eterogenesi dei fini. Un capolavoro diplomatico! Non c’è che dire.

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