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Deficit / PIL al 2,4%

Manovra, nel pomeriggio la bocciatura dell’Ue. Ma il governo non vuole cambiare rotta

Nel primo pomeriggio il collegio dei commissari europei si riunisce per esaminare il Documento programmatico di bilancio e, molto probabilmente, arriverà la sua bocciatura. Il governo italiano però non ha intenzione di cambiare rotta su misure come quota 100 e il reddito di cittadinanza. Salvini: “La bocciatura è pressoché certa, ma andiamo avanti”.
A cura di Chiara Caraboni
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La bocciatura della manovra italiana a Strasburgo, dove oggi si riunisce la Commissione europea, è ormai certa. Lo ha detto anche Salvini. Oggi, verso le ore 13, i commissari si riuniranno per analizzarla e, molto probabilmente, ciò che verrà dichiarato intorno alle 15:30 è uno stop per  “opinione negativa” sul Documento programmatico di bilancio. Quello che discute principalmente la Commissione è “un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilità e Crescita”, che mai si è verificata in precedenza. Come è la prima volta che un governo sottopone alla Commissione un piano con una differenza pari all’1,4% del Pil rispetto alle Raccomandazioni, sempre adottate da tutti i governi, fino a ora.

Le previsioni quindi, dopo la bocciatura, potrebbero essere: braccio correttivo del Patto di Stabilità per l’Italia e una serie di raccomandazioni, adottate dagli altri governi che compongono il Consiglio, che prevederanno un piano di rientro. L’Italia, poi, potrebbe essere chiamata a presentare delle relazioni "secondo un calendario preciso", e se queste non dovessero giungere sarebbero previste delle sanzioni, come multe fino allo 0,5% del Pil e la richiesta alla Banca europea per gli investimenti di ridurre e bloccare i fondi destinati all’Italia, come quelli strutturali di investimento. E questo provocherebbe conseguenze anche sui mercati. Quindi, l’Italia molto probabilmente nelle prossime tre settimane dovrà riscrivere e riproporre la manovra. Dopodiché, questa verrà di nuovo esaminata e verrà riscritto il rapporto sul debito che la Commissione aveva già redatto in primavera e che, grazie a “fattori rilevanti”, aveva permesso al governo Renzi di evitare una procedura sui conti del 2017. Sebbene la risposta alla Commissione non sarà richiesta fino al 13 novembre, Giovanni Tria già dal 5 di quel mese dovrà affrontare l’Eurogruppo.

La bocciatura dell'Ue è pressoché certa ma reddito di cittadinanza e quota 100 non cambiano”, ha detto ieri Salvini al vertice a Palazzo Chigi, che ha riunito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i due vicepresidenti del Consiglio Matteo Salvini e Luigi Di Maio e infine Giovanni Tria e Danilo Toninelli. La mancata approvazione della manovra da parte dell’Unione europea quindi non sarà una sorpresa, e proprio per questo motivo è già stato proposto da Tria di alleggerire il testo, così da ridurre l’impatto sul tetto deficit/Pil. Questo, però, vorrebbe dire o ridurre il bacino di provvedimenti come il reddito di cittadinanza e quota 100, oppure rinviarne l’attuazione.

Comunque, che il "no" da da parte dell'Unione europea fosse nell'aria non lo si poteva più negare: lo stesso Sebastian Kurz, cancelliere austriaco che presiede in questo momento il Consiglio dell’Unione europea, ieri ha detto: “La Commissione deve respingere la manovra”, e anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha chiesto e ottenuto il sostegno a riguardo degli altri governi del Consiglio europeo. Fino adesso però, le indicazioni e la lettera di risposta ai rilievi della Commissione europea spedita al governo italiano non hanno fatto spostare quest’ultimo nelle decisioni prese e dichiarate. È vero che dei problemi ci sono, e ormai vengono riconosciuti anche dagli italiani: “Siamo coscienti di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme del patto di stabilità e crescita. È stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di crescita pre-crisi e delle drammatiche condizioni in cui si trovano gli strati più svantaggiati della società”, ha infatti detto Giovanni Tria.

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