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Malaria a Trento: oltre Sofia, 4 i ricoverati tra cui due bimbi con lo stesso parassita

Le persone ricoverate a Trento negli stessi giorni di Sofia erano due bimbi di 4 e 11 anni di ritorno dal Burkina Faso, la loro mamma e un fratello più grande. Per gli esperti si fa l’argo l’ipotesi zanzara in valigia proprio dei pazienti africani.
A cura di Antonio Palma
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Quando la piccola Sofia è stata ricoverata per la prima volta a Trento per un caso di diabete infantile, sorto prima della febbre malarica che l'ha uccisa, nell’ospedale Santa Chiara erano presenti  almeno altre quattro persone ricoverate per malaria tra cui alcuni nello stesso reparto di pediatria, anche se in stanze diverse. A rivelarlo è stata oggi Nunzia Di Palma, direttrice dell'unità operativa di pediatria dell'ospedale di Trento, dove era stata ricoverata la bimba di 4 anni morta poi nella notte tra domenica e lunedì agli Spedali Civili di Brescia, dove era stata trasporta d'urgenza e ricoverata nel reparto di terapia intensiva pediatrica.

Le persone ricoverate erano i due bambini africani di 4 e 11 anni di ritorno dal loro Paese natale, di cui si era già parlato, ma anche la loro mamma e un fratello più grande. Mentre i piccoli originari del Burkina Faso erano stati accolti in pediatria, dove c'era anche Sofia, l'adolescente e la donna ovviamente erano ricoverati invece nel reparto degli adulti. Tutti e quattro sono stati curati in tempo e sono guariti e ora  sono a casa senza problemi.

Sofia colpita da stesso parassita dei 2 bimbi ricoverati

Dalle indagini interne dell'ospedale di Trento, però, è emerso anche un altro particolare importante della vicenda: il parassita che ha causato la malaria alla bimba trentina di 4 anni sarebbe lo stesso che aveva fatto ammalare i due bambini di ritorno dal Burkina Faso che erano in pediatria a Trento negli stessi giorni della piccola. A rivelarlo anche in questo caso è stata la direttrice dell'unità operativa di pediatria dell'ospedale di Trento.

Un particolare che aumenta i sospetti sull'ospedale come luogo di infezione della bimba. "Se dalle analisi in corso emergesse che il ceppo o variante di Plasmodium Falciparum che ha provocato la malaria nei due bambini ricoverati a Trento e nella piccola Sofia fosse lo stesso, allora il contagio della bambina sarebbe sicuramente avvenuto in ospedale", ha ricordato infatti all'ANSA il Vicepresidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, Massimo Galli, aggiungendo: "Resterebbe da capire in che modo".  "Il contagio della malaria può avvenire dalla puntura delle zanzare anofele che trasmettono sangue infetto o attraverso siringhe infette o trasfusioni sempre di sangue infetto. Perché' il contagio avvenga non è invece sufficiente un semplice contatto col sangue, come ad esempio nell'ipotesi di un contatto epidermico tra soggetti infettati" precisa Galli.

"Abbiamo cercato di capire se abbiamo fatto degli errori nelle procedure, perché per un contagio ci vorrebbe un contatto di sangue, ma non lo troviamo. Abbiamo ripercorso l'intero percorso della paziente durante il ricovero. Abbiamo rivisto tutto ciò che e' stato fatto: dagli aghi monouso ai telini per i prelievi. Scambi di sangue non sono avvenuti " ha rivelato Nunzia Di Palma, aggiungendo: "Non siamo preoccupati del fatto che possano avvenire contagi. Ma ci vuole una spiegazione per quanto accaduto e non so se saremo in grado di trovarla. L'isolamento, in caso di un paziente con malaria, non è  previsto, perché ci vuole un vettore. Aggiungo che nella stessa stanza in cui la piccola era ricoverata per diabete c'era un bimbo di 3 anni, sempre col diabete, rimasto per lo stesso periodo, dal 16 al 21 agosto, ma che non ha manifestato sintomi di malaria. Siamo a disposizione sia della magistratura che degli esperti che vorranno venire da Roma".

Le ultime ore di vita di Sofia

"La mamma della bimba era in costante contatto telefonico anche dopo il ricovero col medico che qui la curava per stabilizzare la glicemia. Aveva chiamato il 30 agosto, perché la bambina aveva la febbre, anche se non alta, e il 31 il medico l'aveva fatta venire in ospedale, perché aveva ancora febbre e aveva vomitato. La faringite era evidente. Con la mamma inoltre avevano concordato di non fare esami ulteriori, perché la bambina aveva molta paura degli aghi e l'avrebbero agitata molto, era difficile con lei usarli" ha ricostruito la dirigente, proseguendo: "Comunque era in ottime condizioni generali rideva e scherzava col medico che la chiamava principessa, protestando perché non voleva essere chiamata così. Il giorno dopo era senza febbre. Sabato mattina invece la febbre era alta, "appariva sonnolenta e stanca e il medico l'aveva invitata a portarla in pronto soccorso. Era arrivata alle 9 e alle 10.30-11 c'era la diagnosi di malaria.

"Il primo controllo era stato per la glicemia, visto che faceva l'insulina. Dall'emocromo era risultata una riduzione di piastrine. Il dubbio era quello di una sepsi che stesse portando a una compromissione neurologica per encefalite. Da qui la richiesta di un approfondimento al laboratorio, per individuare eventuali cellule strane nel sangue. Chi aveva guardato i globuli rossi aveva visto che avevano l'aspetto tipico della malaria, così era stato fatto l'esame dirimente, che aveva confermato una diagnosi inverosimile, la malaria, anche se la bimba non era stata in Paesi a rischio. A quel punto avevamo chiamato subito Brescia: oltre alla rianimazione infantile, ha la specializzazione per le malattie tropicali" ha ricordato la dottoressa.

"La consideravamo già una nostra paziente e lo stato d'animo è di grande dispiacere, è una tragedia. Quando un bimbo ha il diabete diventa nostro paziente e lo seguiamo sempre. Il solo fatto che qualcuno pensi anche soltanto al dolo ci fa stare male. Però non troviamo una spiegazione a quanto accaduto alla piccola. La gravità con cui la malaria si è presentata forse è legata anche al suo stato clinico generale" ha dichiarato ancora la primaria di pediatria all'ospedale Santa Chiara di Trento, concludendo: "Con la famiglia siamo sempre stati in contatto per le cure ma da quando è mancata non li abbiamo più' sentiti e ora non mi sembra il momento".

Si fa l'argo l'ipotesi "zanzara in valigia"

Intanto dalla direzione  generale dell'Azienda per i servizi sanitari della Provincia di Trento, fanno sapere che non è stata individuata alcuna zanzara anofele nelle trappole sistemate nell'ospedale Santa Chiara per verificare l'eventuale presenza di insetti vettori della malaria. "Le trappole sono risultate negative per la presenza di questi insetti per quanto riguarda la giornata di ieri. Ma non si può escludere che ce ne fossero nei giorni in cui la bambina si trovava ricoverata in ospedale, quando c'erano anche i due piccoli affetti da malaria, poi guariti" ha sottolineato il direttore generale Paolo Bordon, concludendo: "Non abbiamo a oggi nessuna evidenza di contatto tra i bambini infetti e Sofia, per cui "gli esperti dicono che prenderebbe più piede l'ipotesi della ‘zanzara nella valigia', proprio dei piccoli pazienti del Burkina Faso".

Dopo l'apertura di due fascicoli di indagine sul caso, uno a Brescia e l'altro a Trento, la magistratura ha ordinato l'autopsia sul corpicino della piccola Sofia Zago. L'esame sarà eseguito giovedì all'Istituto di medicina legale di Verona. I risultati confluiranno nell'inchiesta per omicidio colposo che poi sarà accorpata in un unico fascicolo che dovrà fare chiarezza sulla drammatica vicenda.

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