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Le drammatiche testimonianze degli italiani alla Maratona di Boston

A Boston, in occasione della famosa gara podistica, c’erano 227 corridori italiani che, insieme alle loro famiglie, hanno vissuto l’incubo delle esplosioni. Drammatiche le testimonianze giunte dai nostri connazionali, fortunatamente però tutti sarebbero salvi.
A cura di Susanna Picone
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A Boston, in occasione della famosa gara podistica, c’erano 227 corridori italiani che, insieme alle loro famiglie, hanno vissuto l’incubo delle esplosioni. Drammatiche le testimonianze giunte dai nostri connazionali, fortunatamente però tutti sarebbero salvi.

Il console italiano a Boston ha ben presto confermato, qualche ora dopo l’attentato, la presenza di numerosi connazionali giunti in America per partecipare alla famosa gara podistica. La lista dei corridori contava 227 persone, sicuramente – aveva detto il console – accompagnati anche da amici e parenti. Ma tutti, in base alle verifiche fatte finora, sarebbero salvi. Salvi dalle bombe ma allo stesso tempo distrutti da quanto vissuto nelle ultime ore. Una delle prime testimonianze giunte da Boston è stata quella di Paolo Rossi, 48enne pistoiese: il maratoneta ha raccontato di un enorme rumore, di come all’improvviso la festa si sia trasformata in terrore. L’italiano ha raccontato di “aver visto in faccia la morte”, ha raccontato la tristezza provata in America: “Ero vicinissimo al traguardo e questi assassini hanno trasformato una festa in una tragedia. È scoppiato il caos”.

Un’atleta italiana: “Mi sento miracolata” – A Boston c’è Maria Vittoria Togni, un’altra dei partecipanti alla Maratona, che viene da Brescia. Lei ha finito la gara prima delle bombe e poi si è barricata in albergo: “Non ho visto nulla, ma una mia amica stava facendo il suo miglior tempo ed è arrivata a 500 metri dalla fine quando la polizia l'ha bloccata, e lei implorava, fatemi passare. Non glielo hanno permesso e ora si sente una miracolata”. Così come si sente lei stessa una miracolata perché sarebbe dovuta partire con il secondo scaglione e in qual caso sarebbe finita, lo dice lei stessa, in mezzo alla tragedia.

“Un messaggio di mio fratello mi ha salvata dalla bomba” – A SkyTg24 ha descritto la sua Maratona il runner Fausto Cavalca: "Correvo insieme ad un francese quando siamo arrivati a 600 metri dall'arrivo, abbiamo sentito due botte indescrivibili. E poi è partita subito la polizia. La gente scappava, lì per lì non abbiamo capito nulla. Solo dopo ci hanno detto che erano esplose due bombe". E qualcuno dice di essere ancora in vita solo grazie a una fortunata coincidenza: lo crede, ad esempio, Vittoria Baracchi che ha raccontato di trovarsi nel luogo esatto dove c’è la stata la prima esplosione: “Poi ho ricevuto un messaggio alle 2 e 45 di mio fratello di raggiungerlo dall'altra parte. Per poterlo fare, mi sono allontanata. Cinque minuti dopo è esplosa la prima bomba".

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