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Le domeniche gratis nei musei finiranno, ed è giusto così

Dalle dichiarazioni rilasciate dal titolare del Mibac, Alberto Bonisoli, si intuisce che le domeniche gratuite nei musei italiani finiranno. Almeno nel modo in cui le abbiamo concepite finora. Probabilmente non è una cattiva idea stabilire il principio che, soprattutto per i grandi attrattori turistici, pagare è un atto necessario alla tutela e alla promozione del nostro patrimonio culturale.
A cura di Redazione Cultura
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Dalle dichiarazioni rilasciate ieri dal neo ministro alla cultura, Alberto Bonisoli, sembrano trasparire alcuni intendimenti che non riguardano soltanto l'aumento delle risorse per la cultura, lo scorporo della delega al turismo da quella del suo ministero (che infatti oggi è tornato a chiamarsi Mibac) e la valorizzazione della moda italiana all'interno del patrimonio culturale. In particolare, questa dichiarazione riportata da ANSA, la dice lunga su quali probabilmente saranno gli intendimenti del dicastero a partire dal prossimo autunno, relativamente alle domeniche gratis al museo volute nel 2014 dall'ex ministro Dario Franceschini: "Le domeniche gratuite rimangono fino a settembre, a ottobre non lo so, a novembre vedremo. Bisogna distinguere per le diverse situazioni perché non tutti i musei sono uguali."

Le domeniche gratis al museo stanno per finire?

Parole che, per molti, non saranno gradite, ma che a ben vedere evidenziano un possibile cambio di passo che, se realizzato con il giusto equilibrio, potrà rivelarsi utile per la tutela e la conservazione, oltre che per la valorizzazione, dei nostri beni culturali. Perché l'idea che siti culturali e archeologici, preda di masse turistiche, come Pompei o il Colosseo, è assurdo che abbiano giornate a ingresso gratuito. Serve solo a ingrossare l'ideologia dei numeri a tutti i costi (anzi, a costo zero). Annunciare tre o quattro milioni di ingressi non serve a niente, se queste folle oceaniche rischiano solo di compromettere lo stato di salute del nostro patrimonio culturale, senza provvedere alla tutela dello stesso, come sancito dalla Costituzione.

Spendere 30 euro per una pizza e non 13 per Pompei?

Pagare per contribuire alla manutenzione ordinaria e alla valorizzazione di monumenti fragili quanto importanti – patrimonio dell'umanità – è un gesto minimo di civiltà che ogni cittadino dovrebbe voler compiere di buona lena. Soprattutto cittadini che magari si indebitano per uno smartphone o spendono 30 euro per una pizza. Mentre la tariffa massima di un biglietto per gli Scavi Archeologici di Pompei, tanto per fare un esempio, ammonta appena a 13 euro. Naturalmente, eliminare le domeniche gratuite nei musei per tutti e senza corsie preferenziali per residenti e i "non-stagionali" sarebbe un errore. Favorire l'ingresso nei nostri musei per i cittadini italiani ed europei, a tutti coloro che non praticano solo turismo mordi e fuggi, è di fondamentale importanza per garantire migliori e più democratiche condizioni di accesso alla cultura. Come, ad esempio, da qualche tempo a questa parte sta facendo il direttore della Galleria degli Uffizi Eike Schmidt con un sistema di tariffe diversificate per le diverse tipologie di visitatori.

Una proposta sui piccoli musei

Altra questione collegata alla precedente: i piccoli musei. Siamo sicuri che, nel caso dei siti più remoti e meno frequentati (spesso vere e proprie perle) del nostro patrimonio artistico valga la pena avere un biglietto di ingresso a pagamento? Ecco. Forse tutelare e promuovere i nostri beni culturali significa anche questo: utilizzare strategie differenti per i differenti ambiti che si intende promuovere.

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