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La vendetta fai da te non porta mai alla giustizia

A Rozzano un uomo si vendica del nonno che probabilmente aveva abusato della figlia. Ma la tentazione della legge del taglione è pericolosissima per la tenuta do uno Stato democratico e caderci diventa molto, troppo pericoloso, soprattutto di questi tempi. Per questo la Giustizia (che non può certo seguire i tempi della rabbia) deve essere l’ancora. Per tutti.
A cura di Giulio Cavalli
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È una storia orribile quella di Rozzano. Una bambina che racconta al padre i presunti soprusi subiti dal nonno, la giustizia che sarà sempre (per fortuna) più lenta della rabbia, la violenza del dolore di vedere i propri figli abusati tra l'altro da persone così vicine, la folle corsa chiedendo aiuto a un amico e poi quel suono di crivellare di colpi che illude un po' tutti di avere fatto giustizia. Lo crede il padre della bambina, in un certo senso fiero della vendetta perpetrata, ma soprattutto lo credono in molti che festeggiano felici questa giustizia fai da te che ormai sembra popolare e considerata da molti la migliore, la più veloce e la più efficiente.

La vendetta giurata, perpetrata e festeggiata è però un pericoloso ritorno alla legge del taglione che alla fine non farà del bene a nessuno. A voler ben vedere non farà bene nemmeno a quella bambina che crescerà pensando che la giustizia sia la reazione a qualsiasi sgarbo, non farà bene al killer, che da genitore addolorato che in uno Stato democratico avrebbe diritto a giustizia e a un giusto risarcimento ora invece si ritrova nei panni dell'imputato, a giustificare la rabbia e senza la possibilità di ascoltare e soprattutto verificare l'accaduto.

Eppure sui social è tutto un coro di "bene, bravo, bis!" come se il ritorno del Far West sia ormai trasceso dalla politica e come se l'unico tribunale che conti sia quello dei social. Se è vero che il modo migliore di non assomigliare a un criminale è assomigliarsi allora vale la pena rileggersi Esopo (Esopo? Sì, Esopo):

Un cinghiale e un cavallo andavano a pascolare nello posto. Ma il cinghiale tutti i momenti calpestava l’erba e intorbidava l’acqua al cavallo, il quale, per vendicarsi, ricorse all'aiuto di un cacciatore. Questo gli rispose che non poteva far nulla per lui, se non si rassegnava a lasciarsi mettere il freno e a prenderlo in groppa; e il cavallo acconsentì a tutte le sue richieste. Allora il cacciatore gli salì in groppa, mise fuori combattimento il cinghiale e poi, condotto con sé il cavallo, lo legò alla greppia. Così molti, mossi da un cieco impulso di collera, per vendicarsi dei propri nemici, si precipitano sotto il giogo altrui.

I pilastri che tengono in piedi lo Stato, uno Stato di diritto, uno Stato democratico, sono le leggi che con impegno la politica dovrebbe impegnarsi a migliorare e che agli uomini spetta rispettare. Costa fatica, tocca trattenere la ferocia che così spesso ci accarezza, ma è meglio per tutti. Del resto anche la vendetta è una debolezza. Gandhi (che di forza se ne intendeva) disse che "Il desiderio di vendetta nasce dalla paura del pericolo, immaginario o reale. Un cane abbaia e morde quando ha paura. Un uomo che non tema nessuno sulla terra considererebbe troppo fastidioso anche il solo esprimere collera, contro chi cercasse vanamente di ferirlo. Il sole non si vendica contro i bimbetti che gli lanciano la polvere. Nell'atto, essi non danneggiano che se stessi."

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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