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La tragedia della diga in Brasile, multinazionale sotto accusa: “Non incidente ma crimine”

Per ambientalisti e comunità locale, la diga che è crollata e ha travolto tutto era malridotta e ha ceduto di schianto tanto da non consentire nemmeno l’entrata in funzione dei sistemi di allarme. I corpi recuperati sono sessanta ma non c’è alcuna speranza di trovare in vita i restanti 290 dispersi.
A cura di Antonio Palma
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Si aggrava di ora in ora il già tragico bilancio della terribile tragedia che ha sconvolto lo stato di Minas Gerais e l'intero Brasile: il crollo della diga mineraria a Brumadinho. Al momento sono già sessanta i corpi senza vita ritrovati dai soccorritori che da venerdì scorso si alternano nell'area scavando tra fango e detriti con la certezza di non poter ritrovare più nessuno in vita degli altri 290 dispersi. "Nel caso di questo disastro stiamo parlando di fango, un tipo di materiale che occupa tutto lo spazio", ha spiegato ai media il portavoce dei pompieri del Minas Gerais, Pedro Aihara, aggiungendo: "Con altri materiali, quando vi è un crollo restano riserve di aria sotto le macerie, ed è lì che si possono trovare sopravvissuti ma qui è difficile che avvenga la stessa cosa". "Capisco l'angoscia dei familiari delle vittime, ma devono capire che stiamo parlando di una zona di circa 10 km quadrati, coperta da milioni di metri cubi di fango e rifiuti minerali" ha concluso il soccorritore, assicurando che gli uomini "lavorano senza sosta per trarre in salvo" chiunque sia ancora vivo.

Di quella che era una zona mineraria viva e attiva ormai però non resta assolutamente più nulla. L'intero territorio è stato spazzato via dall'ondata di detriti minerari che da anni giacevano a monte e tutto è scomparso in pochi attimi. Una morte improvvisa che ha colpito i minatori e le loro famiglie durante il pranzo. Una morte che molti ora sostengono potesse essere evitata. Sotto accusa è finita la Vale, la multinazionale che gestiva il sito. Secondo gli ambientalisti, infatti, nonostante i pericoli evidenti, non avrebbe messo in atto alcun controllo sulla diga i cui sistemi di sicurezza non sarebbero revisionati da anni.

Greenpeace Brasile ha definito la rottura della diga di Brumadinho una "triste conseguenza delle lezioni non imparate dal governo brasiliano e dalle compagnie minerarie", sottolineando che questi "non sono incidenti, ma reati ambientali che devono essere indagati, puniti e cui devono seguire riparazioni". Del resto per il colosso minerario questo è il secondo disastro in tre anni nello stesso stato: già nel novembre 2015 aveva ceduto un'altra doga, quella di Samarco, nei pressi di Mariana, uccidendo 19 persone. Nonostante i proclami, nulla sembra essere cambiato dopo quella tragedia e si è arrivati alla sciagura di venerdì quando alle 13 ora locale la diga, alta 86 metri e costruita nel 1976, ha ceduto di schianto rilasciando 13 milioni di metri cubi di fango tossico che ha sommerso i giacimenti minerari e parte dell’abitato della vicina cittadina.

Anche per le congregazioni religiose locali "non si tratta di un caso ma di un vero e proprio crimine contro l’umanità e contro  Madre Natura”. Secondo il sindaco Avimar de Melo Barcelos, all’origine del crollo c’è stata “una mancanza di manutenzione e monitoraggio”. Per il primo cittadino Vale è stata “negligente e incompetente”. Secondo alcuni la sirena che doveva lanciare l’allarme non avrebbe nemmeno suonato, tutto si sarebbe svolto così in fretta da non consentire nemmeno l'entrata in funzione dei sistemi di allarme.

La compagnia, che dal suo canto ha dichiarato che la doga aveva passato i test di sicurezza di recente, ha istituito una commissione indipendenti per indagare sulle cause del disastro e sospeso i dividendi, interrompendo il suo programma di buyback e i bonus ai dirigenti. Sintomo che si prepara ad avere grossi perdite. Del resto la Giustizia locale ha annunciato di aver congelato 3 miliardi di dollari alla multinazionale, sottolineando che se necessario sequestrerà proprietà e veicoli per arrivare alla cifra, e la compagnia è stata colpita da multe di governo federale e statale per 92,5 milioni di dollari per inquinamento.

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