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La donna in sedia a rotelle che finge di essere paralizzata: “Non voglio le gambe”

Sin dall’età di 4 anni ha desiderato disperatamente di essere paralizzata dalla vita in giù. Fa sport estremi con l’obiettivo di rimanere seriamente infortunata e ha contattato un medico affinché le recida il midollo spinale. Ma Chloe non è pazza. E’ affetta da un raro disturbo neurologico: il suo “corpo immaginato” è un corpo amputato. E lei, infatti, rifiuta le gambe.
A cura di Biagio Chiariello
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Chloe Jennings-White ha 58 anni, è una ricercatrice dell'Università di Cambridge, in Regno Unito, e vorrebbe vivere l'esistenza di una persona su una sedia a rotelle. La alimenta una disperata volontà di passare il resto della sua vita in condizioni di disabilità, tanto che è disposta a pagare un medico affinché la aiuti a portare a termine questo suo desiderio. Come racconta il Daily Mail, fin da bambina, Chloe ha cercato di ferirsi e menomarsi con l'obiettivo di salire "realmente" su quella carrozzina che tutt'oggi usa per muoversi, sebbene non abbia alcun handicap motorio. Nel 2010 è anche riuscita a mettersi in contatto con un medico disposto ad aiutarla, attraverso la recisione dei nervi sciatico e femorale. Ma la donna non poteva permettersi le spese di 16.000 sterline (18,5 mila euro).

Chloe però non è pazza. Lei soffre di un raro disturbo neurologico chiamato Body Integrity Identity Disorder. E' una condizione assimilabile al Disordine dell’identità di genere, nella quale il soggetto sente di “abitare” un corpo che non corrisponde alla immagine idealizzata che ha di sé stesso. La differenza è che nel caso di Chloe il “corpo immaginato” e desiderato è un corpo amputato: i pazienti chiedono, appunto, l'eliminazione di una parte del loro corpo per raggiungere una sorta di completezza. Alcuni esperti ritengono che il BIID sia causato da un difetto neurologico, in cui il sistema di mappatura del cervello non riesce a percepire una determinata parte del corpo. La ricercatrice di Cambridge ritiene che entrambe le proprie gambe non le appartengano e sogna di essere paralizzata dalla vita in giù. Per anni ha provato a tenere nascosto questo suo disturbo, ma ora vive apertamente la sua condizione, nonostante l'intolleranza, gli insulti e le minacce online che riceve sempre più spesso.

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Al Daily Mail ha raccontato di aver provato per la prima volta questa sensazione di disagio quando aveva 4 anni, dopo aver visto sua zia Olivia usare le stampelle dopo un incidente in bicicletta. "Le volevo anch'io" ha detto. "Mi sono chiesta perché non era nata con quella necessità e sentivo che c'era qualcosa di sbagliato in me, perché non le avevo anche io". A 9 anni è saltata da un palco alto quasi 3 metri con la sua bici, atterrando sul collo. Ora, da adulta, tra le arrampicate sugli alberi e lo sci alpino, prova a realizzare il suo ‘sogno': "Fare qualsiasi attività che mi comporta la possibilità di diventare paraplegica mi dà un senso di sollievo dall'ansia causata dal BIID" spiega. Nel 2008 ha preso parte ad uno studio di ricerca sul BIID con lo psichiatra Michael First, a New York, che le ha diagnosticato il disordine e raccomandato di usare una sedia a rotelle. "Per me è stato un enorme sollievo, mi sono detto: ‘Non sono un mostro, ci sono centinaia di persone come me' ".

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