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La Lega: “Prof dà un tema su come cacciare Salvini”. Ma era solo un ‘desiderio’ di un alunno

Il presunto caso arriva da una scuola media di Castel del Rio, in provincia di Bologna. Se è vero si prendano provvedimento contro l’insegnante”, insorgono gli esponenti della Lega. In realtà si trattava solo di un’attività di conoscenza in classe, fotografata e postata nei social.
A cura di Biagio Chiariello
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"Come facciamo a cacciare Salvini?”. Questa sarebbe una delle domande di un "compito a casa" assegnato da una professoressa di Italiano di una scuola media di Bologna. A denunciare il fatto, con tanto di foto della presunta prova, è stato prima il commissario provinciale della Lega Daniele Marchetti, consigliere regionale dell’Emilia-Romagna. L’istituto ‘incriminato’ è la scuola media di Castel del Rio che fa parte dell’istituto comprensivo di Borgo Tossignano, appunto nel Bolognese. Il caso è arrivato poi anche allo stesso ministro dell'interno: "Non ci voglio credere, e infatti andrò fino in fondo per verificare se siamo di fronte a uno scherzo o a una triste realtà. Scriverò al ministro della pubblica Istruzione. Un abbraccio a quei bimbi da parte di un papà che lavora per una scuola senza pre-giudizi in un Paese libero", afferma Salvini.

Il caso si è però sgonfiato col passare delle ore. Un caso "che non esiste nemmeno", precisa il direttore dell'ufficio scolastico dell'Emilia Romagna Stefano Versari. Non si tratterebbe dunque di un compito in classe o a casa, ma "della ‘bottega dei desideri', una pratica didattica fatta all'inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere i bambini tra di loro e all'insegnante". Ogni alunno esprime un desiderio e trascrive sul quaderno quelli degli altri, per parlarne poi insieme al docente e conoscersi. Il desiderio sarebbe in questo caso quello di "cacciare Salvini". E va detto che l'insegnante, secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica dell'istituto comprensivo di Borgo Tossignano al direttore Versari, avrebbe anche chiesto di non trascrivere insieme agli altri.

In precedenza Marchetti aveva parlato di “fatto, qualora confermato, gravissimo". "Se è vero che stiamo indagando sulla veridicità della segnalazione che ci è arrivata, è anche vero che sin da ora è possibile trarre alcune conclusioni incontrovertibili: come si fa a porre una domanda simile a dei ragazzini di 11-14 anni?”. aveva continuato. A quell’età i “ragazzi vanno educati, devono imparare la lingua italiana, la matematica, le scienze, la geografia, le lingue straniere. Vanno a scuola per imparare e farsi una cultura senza condizionamenti esterni, tanto più se questi sono di matrice politica. L’ideologia e la propaganda devono stare fuori dalle aule, soprattutto quando in queste siedono dei ragazzini. Il solo pensare di sottoporre un compito in classe porgendo una domanda simile agli studenti significa non essere in grado di adempiere con correttezza alla propria professione di insegnante, che è, per l’appunto quella di formare e fornire nozioni essenziali per la vita quotidiana”, conclude il commissario.

Sulla vicenda era intervenuto pure il segretario della vallata imolese, Fabio Morotti. “Se le verifiche che stiamo facendo porteranno a confermare i fatti – spiega – chiederemo al Provveditorato di prendere immediati provvedimenti contro quella professoressa che ha scelto la scuola non per educare, quanto per fini di propaganda politica. Tutto ciò è inaccettabile, soprattutto alla luce del fatto che anche a livello didattico, quella classe necessità più di altre di insegnanti capaci di insegnare le materie basilari per un’istruzione degna di quel nome: a quanto risulta, infatti, la classe sarebbe composta da 11 studenti stranieri e 8 italiani”.

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