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Iran, ancora scontri e vittime: altri 9 morti, anche un bambino di 11 anni

Proseguono le proteste di piazza e le violenze in decine di città del Paese. In una settimana oltre 450 arresti e almeno venti morti dopo i cortei anti governativi.
A cura di Antonio Palma
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Nuova notte di scontri di piazza, violenze e morti in Iran dove ormai da sei giorni vanno avanti le proteste antigovernative scaturite dal malcontento per disoccupazione, corruzione e carovita. Dopo le vittime dei giorni scorsi, nella notte tra lunedì e martedì almeno altre nove persone sono state uccise a seguito degli scontri. A riportarlo è la Tv di Stato del Paese spiegando che le forze di sicurezza hanno respinto "dimostranti armati" che cercavano di prendere d'assalto stazioni di polizia e basi militari in diverse città. In particolare sei persone sono morte nell'assalto di un comando di polizia a Qahdarijan dove gli agenti avrebbero reagito alla folla  di manifestanti che pare volesse impadronirsi delle armi custodite nell'edificio.

Tra le vittime purtroppo figura anche un bambino di 11 anni ucciso nella cittadina di Khomeinishahr durante altri scontri. Nello stesso episodio ucciso anche un 20enne mentre un membro dei Guardiani della rivoluzione è morto a Najafabad, ucciso da colpi esplosi da un fucile da caccia. Le vittime delle scorse ore fanno aggravare il bilancio degli scontri ad almeno 20morti oltre ai feriti e alle centinaia di persone arrestate. Secondo  il vicegovernatore per la sicurezza di Teheran, Ali Ashgar Nasserbakht, citato dall'agenzia iraniana Ilna, sono oltre 450 i manifestanti arrestati dall'inizio degli scontri, mercoledì 27 dicembre quando la protesta è dilagata in decine di  città in tutto il Paese. Secondo questo bilancio, 200 persone sono state arrestate sabato, 150 domenica e 100 nella giornata di lunedì.

Secondo le autorità locali, la maggior parte  delle persone catturate è composto da teenagers e da giovani. "A causa del coinvolgimento di alcuni sospetti agitatori dimostrazioni pacifiche per manifestare le richieste del popolo si sono trasformate in scontri violenti che hanno provocato danni e vittime" spiegano i governativi parlando della presenza di  "gruppi stranieri" a fomentare i disordini. In realtà le proteste sono scoppiate dopo mesi di malcontento generale nel Paese a seguito dell'aumento incontrollato dei prezzi di molti generi alimentari, il dissenso presto  a preso di mira la corruzione e la scarsa trasparenza nelle istituzioni puntando il dito contro il Governo del presidente Hassan Rouhani e perfino contro la guida spirituale della Repubblica islamica: l’ayatollah Ali Khameni.

"Il popolo iraniano è libero di manifestare ma le proteste devono essere autorizzate e legali. Una cosa è la critica un’altra la violenza e la distruzione della proprietà pubblica" ha dichiarato Rouhani invitando tutti all'unione per il bene del Paese. In campo però son già scesi i cosiddetti Guardiani della rivoluzione, l'ala più estremista del regime teocratico. Il capo della Corte Rivoluzionaria della provincia di Teheran, Moussa Ghazanfarabad, ha detto oggi che alcune delle persone arrestate durante le proteste nel Paese potrebbero essere accusate di ‘Muharebeh' (guerra contro Dio), un reato che prevede la pena di morte.

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